Agricoltura rigenerativa: da nicchia sperimentale a modello di sistema

Uno studio EARA dimostra che ridurre input, aumentare biodiversità e mantenere le rese è possibile

Agricoltura rigenerativa: da nicchia sperimentale a modello di sistema

Mentre una parte dell’agricoltura europea è impegnata a difendere la disponibilità degli agrofarmaci e a promuovere l’adozione delle Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA) per garantire la protezione delle colture, un’altra spinge verso un cambio di paradigma fondato sull’equilibrio dell’agroecosistema. È il caso dell’agricoltura rigenerativa, un modello spesso etichettato come marginale o sperimentale, ma che in realtà si sta affermando come approccio concreto, strutturato e replicabile.
A dimostrarlo è il nuovo studio pubblicato dalla European Alliance for Regenerative Agriculture (EARA), che ha analizzato i risultati di 78 aziende agricole rigenerative in 14 Paesi europei, per un totale di oltre 7.000 ettari monitorati tra il 2021 e il 2023. Un’indagine che mette in luce la maturità operativa del modello rigenerativo e ne rilancia il potenziale come oggetto di studio e, forse, come possibile strada per l’agricoltura del futuro.

Che cos’è l’agricoltura rigenerativa
L’agricoltura rigenerativa è un insieme di pratiche agricole e principi gestionali finalizzati non solo a ridurre l’impatto ambientale, ma a ripristinare e migliorare attivamente la salute degli ecosistemi agricoli. Si basa sull’idea che un’agricoltura ben condotta possa rigenerare il suolo, aumentare la biodiversità, migliorare il ciclo dell’acqua e del carbonio, e rafforzare la resilienza climatica delle coltivazioni.
L’agricoltura rigenerativa lavora con la logica dell’ecosistema, sfruttando processi naturali e sinergie biologiche per ottenere risultati produttivi e ambientali di lungo periodo.

Tra le pratiche rigenerative più diffuse troviamo:
• Copertura permanente del suolo
• Rotazioni e consociazioni colturali
• Agroforestazione e colture perenni
• Riduzione o eliminazione dell’aratura
• Utilizzo di compost e fertilizzanti organici
• Integrazione dell’allevamento nei cicli aziendali
Secondo la definizione della European Alliance for Regenerative Agriculture (EARA), si tratta di un processo continuo, più che di uno stato da raggiungere, in cui agricoltori e comunità diventano custodi attivi della salute del suolo, delle piante, degli animali e delle persone.

Rivoluzione rigenerativa misurata sul campo
Il fulcro del lavoro è il nuovo indice di “Regenerating Full Productivity” (RFP), che valuta la produttività agricola in modo integrato, includendo non solo rese e input, ma anche servizi ecosistemici, salute del suolo, biodiversità e ritorni economici. Secondo lo studio, le aziende rigenerative ottengono mediamente una produttività rigenerativa superiore del 32% rispetto a quelle convenzionali. Particolarmente interessante il dato relativo alle colture perenni e arboree – come frutteti e sistemi agroforestali – che mostrano performance superiori grazie alla capacità di aumentare la copertura del suolo (+23%), la fotosintesi (+24%) e la biodiversità vegetale (+17%), rispetto ai campi limitrofi gestiti in modo convenzionale.

Frutta e resilienza climatica
Le colture arboree si stanno rivelando cruciali in un contesto climatico sempre più instabile. Le perdite di produzione legate alla siccità nel 2023, che hanno colpito duramente il mais (-20/30%) e le drupacee in Spagna e Italia (-20/25%), mettono in luce la necessità di sistemi più resilienti. In questo senso, l’agricoltura rigenerativa basata su alberi – come la sintropia agroforestale, dove si avvicina l’agricoltura alla foresta – ha dimostrato di aumentare la ritenzione idrica del suolo, stabilizzare i microclimi e ridurre gli effetti degli stress termici, offrendo una strategia efficace contro l’erosione della produttività agricola.

Meno input, stessa resa
Un altro dato sorprendente riguarda la riduzione degli input: in media, le aziende rigenerative impiegano il 61% in meno di fertilizzanti azotati di sintesi e il 76% in meno di agrofarmaci, mantenendo rese solo marginalmente inferiori (-2%) rispetto alle aziende convenzionali, anche per le colture arboree. Questo significa che la transizione è economicamente sostenibile e già praticabile.

Benefici per giovani e donne
L’agricoltura rigenerativa non è solo una questione agronomica, ma anche sociale. Quasi il 40% degli agricoltori coinvolti nello studio EARA sono donne, contro una media UE molto più bassa. I sistemi rigenerativi attirano nuove generazioni di imprenditori agricoli interessati a modelli sostenibili, tecnologici e ad alto valore aggiunto.

Conclusioni e prospettive
Lo studio EARA lancia un messaggio chiaro: l’agricoltura europea può rigenerarsi partendo dalle pratiche già in atto nelle aziende più innovative. Le colture arboree, per la loro capacità di generare molteplici benefici simultanei – produttivi, ambientali ed economici – si pongono al centro di questa transizione.
Per far decollare su larga scala questi modelli, è ora necessario che le politiche agricole europee, a partire dalla PAC, riconoscano e incentivino l’adozione di pratiche rigenerative attraverso indicatori come l’RFP, investimenti mirati e sistemi di finanziamento pubblico-privati.
"Restaurare gli ecosistemi restando produttivi e redditizi non è un’utopia: è già realtà nei campi di molti agricoltori europei", ricorda Yann Boulestreau, co-autore dello studio. In definitiva, lo studio conferma come gli agricoltori europei si distinguano per l’alto livello di responsabilità e innovazione, ponendosi tra i più virtuosi a livello globale. Resta da capire se modelli come quello rigenerativo potranno essere replicati su larga scala e in contesti diversi, ma appare sempre più evidente che l’agricoltura del futuro sarà caratterizzata dalla coesistenza di approcci differenti. Salvaguardare questa pluralità sarà essenziale per garantire resilienza, sostenibilità e competitività lungo tutta la filiera agroalimentare. (aa)