Agricoltura, la transizione ecologica ed energetica passa dall'innovazione

Accordi di filiera e investimenti tecnologici la chiave per aumentare la sostenibilità

Agricoltura, la transizione ecologica ed energetica passa dall'innovazione

Gli obiettivi delineati dall’Unione Europea nel Green Deal verso la transizione ecologica e il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 richiedono sforzi e impegni che passano dalle imprese agricole e alimentari e riguardano, parallelamente, il tema della decarbonizzazione, attraverso uno sviluppo delle energie rinnovabili. 
Ecco perché ormai non si può più parlare di transizione ecologica senza considerare anche quella energetica, così come non è possibile sottovalutare il ruolo strategico dell’innovazione per sostenere questa transizione. Ma a che punto siamo oggi rispetto a questi obiettivi che ci ha dato l’Europa? E come stanno reagendo le imprese agroalimentari, anche sul fronte degli investimenti per la sostenibilità e dell’innovazione?

Attraverso un’indagine originale sulle imprese agricole e alimentari italiane (con un focus specifico su quelle tabacchicole), Nomisma ha messo in luce questi aspetti, che sono stati presentati ieri a Roma in occasione del convegno organizzato in collaborazione con Philip Morris Italia “La transizione ecologica-energetica nel settore agroalimentare: strumenti, best practices, politiche a supporto” alla presenza di importanti stakeholder del settore come Mariateresa Maschio, Presidente FederUnacoma; Gennarino Masiello, Presidente Ont; Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di Bonifiche Ferraresi; Cesare Trippella, Head of Leaf EU Philip Morris Italia nonché di rappresentanti istituzionali della Ricerca pubblica e del Governo; tra i quali Giorgio Maria Bergesio, Vicepresidente Commissione Agricoltura del Senato; Pina Picierno, Vicepresidente del Parlamento Europeo e Mario Pezzotti, Commissario straordinario del Crea e Dirigente Centro di Ricerca e Innovazione Fondazione Edmund Mach, con le conclusioni del convegno affidate a Luca De Carlo, Presidente Commissione Agricoltura del Senato.
La presentazione della ricerca è stata affidata al Responsabile Agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini, mentre la moderazione dell’evento è stata curata da Paolo De Castro, Presidente del Comitato Scientifico di Nomisma.

Italia in ritardo ma è elevata la sensibilità verso gli investimenti per la transizione eco-energetica

Il gap da colmare per raggiungere l’obiettivo del 42,5% di quota di energia rinnovabile entro il 2030 è ancora ampio, dato che in Italia al momento siamo al 19%, contro una media del 23% a livello Ue e lontanissimi dall’eccellenza svedese, che guida il ranking continentale con il 66%. 
Eppure, risulta elevata la consapevolezza da parte delle imprese italiane sul fatto che la produzione di energia rinnovabile rappresenti una delle leve principali per raggiungere la sostenibilità, tanto che nell’indagine Nomisma emerge tra le prime risposte fornita dalle aziende intervistate rispetto a tale obiettivo, seconda solo alla tutela della biodiversità: per le aziende del tabacco tra le priorità emergono anche la tutela del suolo e il risparmio idrico.
Non stupisce quindi se, nel corso degli ultimi anni, il 71% delle imprese agroalimentari ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica e se un altro 13% è in procinto di farli, primariamente con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici (oltre una su due), che tanto pesantemente negli ultimi anni hanno inciso nell’attività aziendale, o trarre beneficio dalle energie alternative: nella filiera tabacchicola spiccano inoltre interventi – attuati e in attuazione - per la sostenibilità finalizzati a ridurre i consumi d’acqua (con un’attivazione doppia rispetto alle aziende agroalimentari nel complesso) nonché le emissioni di anidride carbonica.

Restando sul tema dell’innovazione, la digitalizzazione a supporto della produzione agricola è già una realtà e l’integrazione con macchine agricole e strumenti rendono l’attività produttiva più sostenibile: il 32% delle aziende agricole intervistate ha dichiarato infatti di utilizzare macchine con guida assistita o semi-automatica con Gps integrato (55% nel tabacco), un 25% di avere centraline meteo aziendali (con una diffusione nettamente più capillare nella filiera tabacchicola, dove arriva a coprire il 61%) e, nel 19% dei casi, sistemi per il supporto alle decisioni per la difesa fito-sanitaria (29% tra i tabacchicoltori), a dimostrazione di come gli investimenti negli strumenti tecnologici e digitali siano ritenuti fondamentali per rendere la propria impresa non solo più performante, ma anche più sostenibile.
Si tratta per altro di strumenti che, contestualmente al contributo per la sostenibilità, sono in grado di migliorare la produttività e la resa (lo pensa 4 aziende su 10), ma anche la qualità dei prodotti. 
Dall’altro lato, però, non mancano i punti di attenzione: il 24% delle imprese ritiene, infatti, che per un’adozione più ampia di tali innovazioni digitali servano competenze specifiche e più formazione, così come i costi di acquisto siano ancora troppo elevati (timori che in alcuni specifici comparti, come quello del tabacco, trovano una significativa accentuazione). E proprio alle competenze per favorire ed accelerare la transizione sarà dedicato un secondo evento ad hoc realizzato da Nomisma in collaborazione con Philip Morris Italia.


Le possibili soluzioni per favorire un cambio di passo

In questo contesto particolarmente sfidante, la possibilità di usufruire di incentivi per l’adozione delle innovazioni digitali rappresenta la miglior soluzione per 1 impresa su 2, seguita dalla semplificazione della burocrazia collegata (per il 27% degli intervistati) mentre al terzo posto si colloca la collaborazione all’interno della filiera mediante gli accordi di filiera (soprattutto per le aziende del tabacco, laddove si è assistito con il modello Coldiretti – Philip Morris Italia al primo esempio, e unico in questo comparto, di questa tipologia di accordo).
In particolare, quello degli accordi di filiera rappresenta uno strumento che può accelerare la transizione eco-energetica perché permettono una programmazione della produzione e, quindi, il ritorno degli investimenti (lo pensa il 32% delle aziende intervistate, percentuale che sale al 59% tra le imprese tabacchicole), ma anche grazie alla condivisione di buone pratiche agricole tra le aziende che partecipano all’accordo (22%), così come l’accesso a progetti innovativi (18%).
Nello specifico, i dati dell’indagine nel comparto tabacchicolo confrontati ad altre categorie, confermano quanto il modello di filiera integrata Coldiretti-Philip Morris Italia, una best practice nel nostro Paese e in Europa, possa non solo accelerare il ritorno degli investimenti, ma anche favorire iniziative per la transizione eco-energetica. Le aziende del comparto tabacchicolo infatti risultano ben posizionate rispetto alla media dei rispondenti nell’adozione di macchine con guida assistita/semi-automatica/GPS integrato, di centraline meteo, nonché di sistemi per il supporto alle decisioni per difesa fitosanitaria.

Come ha raccontato nel suo intervento Gennarino Masiello, Presidente Ont: “la filiera del tabacco in termini di investimenti e adozione di tecnologie per la sostenibilità si colloca già su livelli molti alti rispetto al settore agricolo nel suo complesso. Per le aziende del tabacco emerge inoltre una sensibilità particolare per gli investimenti verso l’efficientamento della risorsa idrica, per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e per la tutela del suolo, mentre la produzione di energia rinnovabile e il supporto digitale alla produzione sono già una realtà in gran parte delle imprese. Si tratta tuttavia di un posizionamento che, come emerso anche in un recente rapporto del centro studi Divulga, non caratterizza in maniera trasversale tutte le aziende del tabacco, ma tende ad essere invece un tratto fortemente distintivo per quelle che si trovano all’interno di accordi di filiera integrati, come quello tra Coldiretti e Philip Morris Italia. L’accordo di filiera Coldiretti-Philip Morris, avviato nel lontano 2011 e già confermato fino al 2027, in questi anni ha consentito prevedibilità e programmazione della produzione, aspetti che insieme al supporto di Philip Morris in favore di progetti di investimento specifici e alla condivisione di buone pratiche hanno accelerato i processi di innovazione a livello aziendale. La transizione eco-energetica e digitale richiederà ancora investimenti importanti e nuove competenze, come pure dei percorsi di adattamento organizzativo, tutte sfide che se affrontate nell’ambito di un modello di economia contrattuale di filiera, come quello tra Coldiretti e Philip Morris, possono essere vinte e, come fatto finora, restituire un posizionamento per il settore su livelli di sostenibilità di primo piano”.

In buona sostanza, se la transizione eco-energetica può trovare nell’innovazione tecnologica e digitale una leva strategica di sviluppo, la stessa diffusione di tali strumenti innovativi necessita di cambiamenti strutturali che interessano l’intero Sistema Paese e che, secondo le imprese, devono principalmente riguardare la riduzione della burocrazia (per 6 intervistati su 10), il miglioramento della politica energetica (nel 33% dei casi e 41% nel tabacco), gli investimenti nelle infrastrutture ambientali (25%) e la promozione dello sviluppo di progetti con fondi pubblici (23%). Per le imprese tabacchicole inoltre risulta fondamentale accelerare la digitalizzazione del Paese, motore abilitante per l’accesso alle tecnologie digitali e all’innovazione.

Nel suo intervento il Presidente Commissione Agricoltura del Senato, Luca De Carlo ha detto: “Le aziende agricole sono protagoniste indiscusse di questo processo. Nessuna transizione è possibile senza il contributo essenziale del settore primario che tuttavia è ‘stretto’ tra svolta green e aumento dei costi delle materie prime. È per questo indispensabile sostenere ogni investimento utile ad innovare i processi produttivi e a generare energia rinnovabile”.

“Gli obiettivi di sostenibilità che pone il Green Deal, per quanto condivisibili, sono decisamente ambiziosi e non possono essere lasciati solo in capo agli agricoltori senza prevedere strumenti e interventi specifici a supporto. Ecco perché abbiamo chiesto, e ottenuto, che l’Europa destinasse una quota importante dei fondi del Next Generation EU agli investimenti in innovazione e per la transizione energetica nelle aziende agricole”, ha concluso Paolo De Castro, Presidente del Comitato Scientifico di Nomisma.   

Fonte: Ufficio Stampa Nomisma