Falsa origine dei kiwi, condanna pesante

Sentenza esemplare in Francia. I produttori: concorrenza sleale

Falsa origine dei kiwi, condanna pesante
Dopo aver taroccato l'origine dei kiwi e averne commercializzati almeno tremila tonnellate, sono stati scoperti dalle autorità di controllo e per il legale rappresentante di un'impresa francese è arrivata una condanna severa: 50.000 euro di multa e sei mesi di carcere (pena sospesa).

La sentenza del Tribunale di Montauban (Tarn-et-Garonne) è esemplare e riguarda il quarto processo per la francesizzazione del kiwi (in precedenza era capitato che anche del prodotto italiano fosse stato venduto per francese). Un procedimento dove diverse organizzazioni ortofrutticole, tra cui Bik (Bureau National Interprofessionnel du Kiwi) e Interfel, si sono costituite parte civile.

"La sentenza emessa è pesante, a testimonianza dell'importanza degli atti commessi: la francesizzazione dei kiwi consente ai truffatori di sviare il valore dell'origine francese dei kiwi, commercializzandoli sotto una falsa origine", riporta una nota del Bik.



Questo caso rappresenta la più grande frode nella francesizzazione dei kiwi rilevata dalla DGCCRF (Direction générale de la Concurrence, de la Consommation et de la Répression des fraudes), l'omologo dell'Ispettorato centrale repressione frodi italiano. Secondo le stime del Bik, i kiwi sono stati quindi acquistati in media al 39% in meno rispetto al valore alla produzione dei kiwi francesi e rivenduti a un prezzo del 34% inferiore del loro valore di mercato, generando così una concorrenza sleale e una perdita di fiducia da parte dei consumatori.

I francesi - ricorda la nota - fanno dell'origine della frutta fresca un fattore determinante nella loro decisione di acquisto, "tale frode scredita l'autenticità e il valore dell'origine francese dei kiwi e mina le azioni svolte dal Bik e da altre organizzazioni per molti anni per promuovere il kiwi francese presso i consumatori".



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