Arance dall'Egitto invadono i mercati: i prezzi crollano

Sono circa 40.000 le tonnellate di agrumi provenienti da Paesi extra-Ue

Arance dall'Egitto invadono i mercati: i prezzi crollano

La campagna degli agrumi andalusi non era iniziata male, anzi. I prezzi erano soddisfacenti e la domanda non mancava ma in questa seconda parte della stagione – come riporta Valenciafruits – qualcosa è cambiato in peggio. La causa è da ricondurre all’invasione di agrumi egiziani - come sottolinea la Cooperativa Agro-alimentare dell'Andalucía – che stanno saturando il mercato europeo con conseguenze negative sui prezzi. Una situazione che la federazione regionale denuncerà alla prossima Tavola Andalusa degli Agrumi

Sarebbero circa 40 milioni i chili di arance quelle provenienti da Paesi terzi – afferma il Ministero dell'Agricoltura spagnolo – che, oltre a creare un danno commerciale, potrebbero generare problemtaiche fitosanitarie dato che gli agricoltori extra-UE non sono obbligati a rispettare le rigide normative in materia agricola, ambientale e lavorativa a cui si attengono i produttori europei. Secondo Francisco J. Bernal, presidente del gruppo di lavoro agrumi delle cooperative agroalimentari dell'Andalusia: "l'ingresso attraverso i porti andalusi di arance e mandarini provenienti da paesi terzi, principalmente Marocco ed Egitto, sta danneggiando il mercato interno".

Tra le cause: il blocco del Canale di Suez e l’industria dei succhi che non aiuta
La crisi in Medio-Oriente ha bloccato le spedizioni di arance africane verso il continente asiatico, quindi unica meta possibile resta l’Europa. Il settore critica anche l’industria dei succhi, che assorbe grandi quantità di arance extra-UE e viene accusata di giocare al ribasso nei contratti con le cooperative andaluse, nonostante abbia garantito prezzi diversi a inizio della campagna.

La federazione regionale chiede l’applicazione di clausole speculari. Per tutto questo viene richiesta “una nuova legge realistica, adattata alle esigenze del settore, che garantisca un controllo rigoroso nei porti, affinché le quote siano rispettate e le analisi siano rafforzate per impedire l’arrivo di prodotti che sono un rischio per la nostra salute o per le nostre colture, visto che importano anche parassiti”. Il rischio – come riferiscono le associazioni di categoria – è l’abbandono delle terre con la conseguente perdita di posti di lavoro e il crollo di un intero comparto.