Mercati, dibattito nel vivo: «Sono troppi»; «Cambiare orari»

Gli interventi di Cera (direttore Maap Padova) e Baccini (presidente grossisti fiorentini)

Mercati, dibattito nel vivo: «Sono troppi»; «Cambiare orari»
Futuro dei Mercati, il dibattito si vivacizza. Dopo gli articoli apparsi nei giorni scorsi su Italiafruit News, dicono la loro due qualificati operatori di settore: il direttore del Mercato Agroalimentare di Padova, Francesco Cera e il presidente dei grossisti fiorentini aderenti a Agofi-Confcommercio, l’imprenditore Aurelio Baccini.

Per il dirigente del Maap il problema numero uno è la molteplicità di strutture esistenti in Italia: “Finché nel nostro Paese continueranno a operare 139 Mercati all’ingrosso e alla produzione rispetto ai 20 circa di Francia o Spagna, la crisi non potrà terminare”, il parere di Cera. 
“In questo settore, come in altri, paghiamo assurde decisioni di natura politica che hanno voluto un Mercato per ogni paese o quasi… Basti pensare alla realizzazione della recente struttura mercatale di Mestre che dal punto di vista economico non ha senso, con Padova e Treviso a mezz’ora di furgone; oppure la pletora di mercati e mercatini nel Sud Italia dove tra l’altro si registrano le crisi di Napoli e Palermo per problemi legati all'aspetto gestionale”.



“Tutti i piccoli Mercati sono destinati ad una lenta agonia”, conclude Cera (foto sopra). “Ci vogliono aggregazione, managerialità e ottimizzazione delle risorse, non è più il tempo del piccolo è bello: la torta si è ridotta, sopravviveranno solo i più grandi e strutturati. Difendere Mercati con bilanci risibili e gestioni economiche insostenibili non ha senso né logica economica”.

Per Baccini il nodo fondamentale è quello dei servizi e degli orari, da ripensare profondamente: “Non credo che la crisi sia legata alle tattiche di acquisto dei clienti che da sempre trovano spazio in un ambito in cui la domanda si fonde con l’offerta  determinando così i prezzi reali”, commenta il grossista toscano a proposito del nostro articolo di ieri. “Gli stessi livelli di prezzo nati dalle libere contrattazioni diventano un riferimento per tutte le categorie, sia per chi spedisce le merci sui mercati sia per chi compra direttamente in produzione, quindi se i Mercati rimarranno adeguati alle esigenze dei clienti avranno sicuramente un futuro. Bisogna però aggiornarsi sul fronte del servizio, che implica un cambiamento della nostre abitudini lavorative storiche, nate per sopperire alla mancanza di camion refrigerati e legate alle piattaforme con gli orari notturni; con il passare degli anni il disagio lavorativo ha però impoverito la qualità e la professionalità della forza lavoro”. 



“Nelle città d’Europa in cui la categoria dei grossisti è stata capace di reinventasi in poco tempo - aggiunge Baccini (foto sopra) - c'è stato un cambiamento che ha portato un effettivo aumento delle vendite, un miglioramento della qualità e delle capacità della forza lavoro che prima nemmeno si proponeva al settore, senza dover ricorrere più a indennità notturne, riducendo i costi”.

“Negli anni - conclude il rappresentante dei grossisti fiorentini - abbiamo dato libero spazio al proliferare di strutture distributive come i cash&carry aperte quando non lo sono i Mercati e che gli utenti dei Mercati sono costretti a frequentare: abbiamo il dovere di realizzare una sperimentazione di variazione degli orari delle contrattazioni, sulla scorta dei risultati ottenuti da chi ha già intrapreso questa strada in maniera consolidata, cercando di comunicare l’importanza, purtroppo un po’ sbiadita, della conoscenza e competenza degli operatori dei Mercati che altre categorie della filiera hanno cercato di svilire a loro pro”. Come dire che il futuro è, prima di tutto, nelle mani di chi lavora nei Mercati.

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