Fragole, per un futuro a «residuo zero»

L'azienda Nuova Tropeano investe su Candonga, Sabrina e Melissa

Fragole, per un futuro a «residuo zero»
Buon momento per i fragolicoltori della Calabria che dispongono delle varietà Candonga/Sabrosa, Melissa e Sabrina. Una delle più importanti aziende calabresi è Nuova Tropeano che destina a queste tre cultivar circa 16 ettari, distribuiti nel comune di Curinga (Catanzaro), nella Piana lametina.

L'imprenditore Massimo Carioti, alla guida dell'azienda, si dichiara soddisfatto per l'andamento della campagna. "Finora - dice - non abbiamo avuto le condizioni climatiche ideali per quanto riguarda la luce solare e prevediamo quindi di entrare nel pieno della raccolta tra 7-12 giorni. Oggi coltiviamo circa 700mila piantine di fragole, per la maggior parte di Sabrina. Poi abbiamo un impianto di un ettaro di Melissa, in fase di sperimentazione, e altri 1,5 ettari dedicati a Candonga/Sabrosa. Il nostro obiettivo è quello di essere i primi produttori di fragole della Regione, arrivando a quota 1-1,5 milioni di piantine entro il 2019".

"Nuova Tropeano, per filosofia, è sempre alla ricerca delle varietà di maggiore qualità che si possano offrire al mercato. Per questo lavoriamo con Planitalia, l'azienda migliore e più seria del settore vivaistico".

"Sabrina rimane la regina della fragole mediterranee, perché oltre a essere buona da mangiare e bella da vedere, va incontro alle esigenze di produttività degli agricoltori, mentre Candonga/Sabrosa è oggi la varietà più attraente. Anche Melissa, da parte sua, si sta dimostrando una buona varietà da coltivare in Calabria: è molto precoce, non genera frutti deformi ed è super resistente alle malattie; consente quindi una netta riduzione dei trattamenti. Secondo il mio parere, Melissa sarà una varietà molto importante per il futuro della fragolicoltura meridionale".


Sabrina

Il commercio di fragole di alta qualità, nel frattempo, va a gonfie vele. L'80% dei volumi di Nuova Tropeano sono spediti al partner Antonelli di Gambettola (Cesena), che lavora direttamente con Conad, e il restante 20% trova spazio nel Centro agroalimentare di Bologna. "Un Mercato - spiega Carioti - che premia la merce più selezionata e che apprezza moltissimo le nostre fragole Sabrina, Candonga e Melissa; i prezzi attuali, mediamente, sono superiori del 10-15% rispetto allo stesso periodo del 2017".

Per l'imprenditore, il futuro delle fragolicoltura italiana sarà la coltivazione a residuo zero. "Già oggi il nostro impiego di fitofarmaci è ridotto al minimo. A questo proposito garantiamo sempre la totale tracciabilità dei nostri prodotti, dando la possibilità ai consumatori di conoscere l'intero ciclo di vita di ogni singolo lotto. Siamo certificati Global Gap e Grasp. Non utilizziamo diserbanti, eseguiamo la raccolta con guanti e cappellini e abbiamo vietato le unghie lunghe, le sigarette e l'utilizzo di profumi per salvaguardare la salubrità delle fragole e la salute dei consumatori".

Non è bello vedere, però, che questo approccio virtuoso non sia tutelato dalle autorità italiane. "Il problema principale - spiega - è l'assenza di controlli sulla merce estera, proveniente da Spagna, Grecia e Marocco. In quest'ultimo Paese, tra l'altro, si possono ancora utilizzare il Ddt e fitofarmaci banditi negli anni Ottanta, così come il bromuro di metile. Chi controlla, ad esempio, che le fragole importate dalla Spagna non siano in realtà marocchine?" si chiede il titolare.



Secondo le previsioni di Carioti, la Spagna, che può contare su 7mila ettari di fragoleti, entrerà presto di gran carriera nel mercato italiano. "Sulle primizie l'area di Huelva ha avuto serie difficoltà a causa delle condizioni climatiche (piogge e venti, ndr), ma questo non significa che produrrà poco. Se il tempo sarà favorevole - conclude - entreranno in piena produzione tra una decina giorni".

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