Kiwi piemontese, la ricetta per il rilancio

Erano in 600 al convegno Agrion di Torino. Psa e morìa, dati e contromosse

Kiwi piemontese, la ricetta per il rilancio
Kiwi piemontese, il “riscatto” è possibile. Si è svolto ieri mattina a Cavour (Torino) il convegno dedicato al frutto dal significativo titolo "Non siamo al capolinea - Ricerca e innovazione per guardare al futuro" promosso da Agrion con il patrocinio della Regione Piemonte e in collaborazione con l'ente manifestazione di Cavour. Obiettivo dell'incontro, discutere la situazione, decisamente preoccupante, della morìa e fare il punto sulla "batteriosi", cercando soluzioni per rilanciare il settore attraverso l'anali compiuta da "voci" diverse provenienti da varie parti d'Italia che hanno testimoniato e riferito le principali esperienze sul campo. 

Il tavolo dei relatori. Sopra, il folto pubblico

Circa 600 i partecipanti, che hanno assistito agli interventi di rappresentanti di Agrion, del Crea della Regione Piemonte, dell'Università di Udine e di Agrea nel Veronese, oltre che di esperti e ricercatori specializzati nel settore, che hanno riportato interessanti dati sulla situazione e sulla sua evoluzione dal 2010 a oggi. 




Dopo le relazioni di Graziano Vittone e Luca Nari di Agrion (“situazione attuale in Piemonte”), Gianni Tacconi del Crea Gb e Lorenzo Tosi di Agrea si sono soffermati sui risultati del triennio di prove sperimentali nel Veronese. Quindi Chiara Morone (Regione Piemonte) e Laura Bardi (Crea) hanno fornito cenni di fisiologia dell’actinidia per meglio comprendere il fenomeno della morìa mentre Raffaele Testolin dell’università di Udine ha illustrato alla platea le diverse opportunità varietali in Italia. 



Lorenzo Berra e Davi Nari di Agrion, infine hanno riportato le prime osservazioni sul comportamento della varietà Green Angel, mutazione spontanea di Hayward individuata da Miretti Vivai di Saluzzo che ha dimostrato tolleranza alla batteriosi dell'actinidia.  La sperimentazione scientifica di Green Angel è durata oltre due anni nel campus universitario di Grugliasco (Torino), sotto l’egida di Agroinnova, il centro di ricerca agroambientale diretto da Maria Lodovica Gullino. Il protocollo ha confermato le caratteristiche di resistenza e tolleranza della varietà. Conclusa questa fase, il costitutore del brevetto ha avviato la procedura per registrare il marchio, ufficializzato ai primi di settembre: la varietà sarà presto disponibile.



"Abbiamo voluto realizzare questo incontro - ha spiegato il presidente di Agrion, Giacomo Ballari, che ha moderato la mattinata - per cercare di dare soluzioni concrete a una coltivazione fondamentale per il nostro territorio, e non solo. I dati riportati dalla Regione Piemonte ci mostrano come, grazie all'impegno, alla ricerca e alle buone prassi messe in campo, è possibile tentare di contrastare le patologie: dal 2010 al 2014 sono infatti stati estirpati 1.026 ettari di coltivazione a causa della batteriosi, ma dal 2014 a oggi si evince un miglioramento: risulta ridotta quasi a zero, infatti, la superficie di piante estirpate". 

"I dati produttivi del kiwi in Piemonte, negli  anni di riferimento 2010/17 - ha aggiunto Ballari - dicono che la superficie è in continua diminuzione: da 5.421 ettari si è arrivati a 4.460 ettari. In forte ribasso anche la quantità di produzione: da 131 mila tonnellate nel 2010 a 76.500 tonnellate stimate nel 2017. In quest'ultimo anno, risulta inoltre che la morìa si è diffusa su tutto il territorio regionale. Occorrerà continuare ad agire con prontezza e attenzione per contrastarla, tutelando e valorizzando la coltivazione del kiwi che caratterizza da sempre la nostra regione“.

Attuando alcuni accorgimenti agrotecnici, la possibilità di riprendere la coltivazione anche dove è stata abbandonata c'è. “Dobbiamo fare in modo di ripartire, la produzione di questo frutto è fondamentale per il Piemonte ortofrutticolo e per le sue aziende”, l'ideale appello e la conclusione al termine del convegno di ieri.

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