Il pistacchio di Raffadali vuole il riconoscimento Dop

Intanto in Sicilia si lavora a un piano di difesa fitosanitaria per tutelare lo «smeraldo verde»

Il pistacchio di Raffadali vuole il riconoscimento Dop
Il percorso è solo alle battute iniziali e si preannuncia lungo. Ma il pistacchio di Raffadali (Agrigento) ha imboccato la strada per avere la Dop. Dopo il pistacchio di Bronte, che già gode del riconoscimento europeo, un'altra eccellenza della frutta secca siciliana si muove in tal senso.

La decisione è di qualche settimana fa, quando i produttori di questo pregiato pistacchio della Valle del Platani, sostenuti dai sindaci del territorio Agrigentino, in un'assemblea nel municipio di San Biagio Platani, hanno preso questa decisione per valorizzare il loro “smeraldo verde”.

I Comuni interessati dalla Dop sono dieci: Agrigento, Alessandria della Rocca, Casteltermini, Cianciana, Raffadali, San Biagio Platani, San Giovanni Gemini, Santa Elisabetta, Sant’Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina.

Nel frattempo, a fine gennaio, l'Assessorato regionale all'agricoltura della Regione Sicilia ha avviato le attività preliminari per il piano di difesa fitosanitaria del pistacchio. Un programma per affrontare i problemi fitosanitari che hanno colpito questa coltura.



“Sulla base delle attuali conoscenze verranno stilate delle linee guida di supporto ai produttori. L’obiettivo del piano è quello di tutelare e valorizzare questa coltura di grande pregio, legata alla storia e all’identità del comprensorio di Agrigento che interessa numerose aziende ricadenti in un bacino di circa 15 Comuni su una superficie coltivata stimata intorno ai 500 ettari", ha spiegato l'assessore Antonello Cracolici. “A seguito della richiesta di intervento avanzata dall’Associazione per la tutela del Pistacchio di Raffadali, è stato avviato un programma di attività che prevede una prima fase di monitoraggio dei principali parassiti del pistacchio nel comprensorio di Agrigento – conclude l'amministratore - Successivamente verrà predisposto un piano di difesa fitosanitaria nel rispetto della normativa nazionale”.

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