Attualità
Plastic tax, un rinvio che piace
I commenti della filiera allo slittamento previsto nel Decreto Rilancio
Lo stop sia pure temporaneo alla plastic tax fa tirare un sospiro di sollievo nella filiera ortofrutticola. La discussa tassa - rinviata dal Dl rilancio al gennaio 2021 insieme alla sugar tax - sarebbe dovuta entrare in vigore a luglio, con una imposizione di 45 centesimi al chilogrammo di materia plastica a carico di chi produce, acquista o importa questo tipo di prodotti, inclusi i contenitori in tetrapack.
Per Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia “si tratta di un primo passo importante in un momento così complesso per l’economia italiana”. “Tuttavia - aggiunge - è importante che le due nuove tasse vengano sospese per almeno 12 mesi e non solo un trimestre: la crisi economica innescata dall’emergenza Covid-19 continuerà a colpire imprese e famiglie non solo nel 2020, con una ripartenza dei consumi che – nella migliore delle ipotesi - sarà graduale e lenta, al netto di un minor potere d’acquisto dei cittadini”.
Andrea Montagna, presidente di Uif IV gamma, riporta la posizione delle aziende di settore: anche in questo caso, una netta contrarietà alla tassa. “Oggi, a seguito del Covid, il consumatore cerca soprattutto sicurezza alimentare e prodotti confezionati sigillati. La busta in plastica delle insalate di IV gamma è la migliore e unica risposta ad entrambe le richieste”. “Oltretutto - aggiunge - la maggior parte degli imballi in plastica delle aziende di IV Gamma sono già oggi riciclabili. E poi va considerato che oggi, a seguito del Covid, con un forte rischio di calo di acquisti legato alla recessione economica, imporre al consumatore una nuova imposizione sul consumo sarebbe estremamente dannoso”.
A pesare sul giudizio negativo è anche il fatto che la misura “non è stata pensata come tassa di scopo, in quanto non serve a incentivare la ricerca o la produzione di materiali alternativi. Tra l’altro le aziende di IV gamma pagano già i contributi a Conai per il riciclo degli imballi, fra cui quelli in plastica”. “La tassa sulla plastica per i prodotti alimentari confezionati è assurda”, conclude Montagna. “Anche perché, per come è stata pensata, colpirebbe solo i prodotti confezionati in Italia, creando un danno rispetto a quelli importati”.
A monte della filiera il punto di vista non cambia: “La plastic tax era una tassa che non doveva proprio essere introdotta - commenta Mario Mercadini, large-scale distribution manager di Sorma Group - Lo slittamento della sua entrata in vigore sarà ben accolto dal settore. In ogni caso spero che dopo l'emergenza coronavirus la plastica sia vista e considerata meglio, non solo nel packaging; abbiamo visto come guanti, mascherine e altri dispositivi di protezione siano fatti con questo materiale. Andare a vessare le aziende italiane che lavorano la plastica per fare cassa non è giusto: chi lavora nel nostro comparto sa quanta attenzione si presti alla sostenibilità e al riciclo".
A proposito di sostenibilità, l'azienda cesenate ha da poco lanciato Sormapeel, soluzione in cui la componente in plastica è mediamente inferiore di oltre il 50% rispetto a un imballaggio tradizionale ed è completamente riciclabile. “E’ stata ben accolta, c’è entusiasmo nei confronti di una soluzione concreta e intelligente che considera tutti gli aspetti della filiera - rimarca il manager romagnolo - Non parla alla pancia ma con i numeri. Riduciamo l'utilizzo della plastica, ma cerchiamo soluzioni che salvaguardino il cibo senza sprecarlo senza demonizzare un materiale piuttosto che un altro".
(Ha collaborato Maicol Mercuriali)
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