Attualità
Etichetta d'origine per il pomodoro, i commenti
L'Anicav e l'Oi Pomodoro da industria del Nord Italia esprimono piena soddisfazione per la volontà espressa dal ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina di estendere l'etichettatura di origine ai derivati del pomodoro.
"Salutiamo positivamente le dichiarazioni del ministro Martina sull'etichettatura obbligatoria di origine anche per i derivati del pomodoro - dichiara Antonio Ferraioli, presidente di Anicav - Il ministro ha condiviso la proposta, che trae origine dalle Linee di indirizzo sull'etichettatura d'origine dei derivati del pomodoro approvate nel corso dell'ultima assemblea dei soci, presentata dall'Anicav lo scorso giugno in occasione dell'audizione alla Camera dei Deputati".
"Come Anicav siamo sin d'ora disponibili ad accompagnare il percorso delineato dal ministro Martina per giungere alla rapida adozione di un decreto che disciplini l'obbligo di indicazione in etichetta dell'origine del pomodoro utilizzato per la produzione di derivati che possa finalmente porre un argine alle speculazioni e alle polemiche degli ultimi anni e garantire al consumatore la massima trasparenza - aggiunge Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav - Questo rappresenterà un primo utile risultato, pur nella consapevolezza che sarà necessaria un'omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria, per evitare che la norma abbia un'efficacia limitata soltanto al territorio italiano, come sta già avvenendo per la passata di pomodoro".
La posizione di Anicav prevede l'indicazione in etichetta del Paese di coltivazione del pomodoro e del Paese di trasformazione o rilavorazione. In particolare, se il pomodoro impiegato per la produzione di derivati viene coltivato, trasformato e confezionato nello stesso Paese, l'indicazione di origine potrà prevedere l'utilizzo di una sola dicitura "Origine del pomodoro: Italia". Qualora, invece, le diverse fasi di lavorazione siano realizzate in Paesi diversi - caso non riferibile ai pelati interi e non interi, alla passata e ai pomodorini, ma, eventualmente, al solo concentrato - sulla confezione dovranno essere riportate, distintamente, le informazioni su "Paese di trasformazione" ("UE" o "non UE") e "Paese di confezionamento" (Italia). L'indicazione di origine in etichetta completerebbe il percorso già avviato dalle aziende Anicav in materia di sicurezza alimentare, rendendo obbligatorio ciò che volontariamente, nella quasi totalità dei casi, le imprese già fanno indicando sull'etichetta la provenienza italiana del pomodoro, un prodotto 100% made in Italy.
"Accogliamo con grande favore l'impegno del ministro, un provvedimento che come Oi ci vede da tempo favorevoli anche in termini di disponibilità per una prima concreta sperimentazione come filiera in accordo con lo stesso ministero dell'Agricoltura". Questo il commento di Tiberio Rabboni, presidente dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia. "L'indicazione dell'origine del pomodoro in etichetta - ha proseguito Rabboni - può tutelare il made in Italy e i consumatori e valorizzare ulteriormente la qualità della produzione del Nord Italia. La dichiarazione del ministro arriva dopo l'approvazione, un mese fa, da parte della Commissione agricoltura di una risoluzione proposta dal deputato Giuseppe Romanini con la quale si è impegnato il Governo a convocare con la massima sollecitudine un tavolo di confronto con tutti i soggetti della filiera del pomodoro da industria con l'obiettivo di adottare i provvedimenti necessari al fine di estendere anche a questo settore l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di produzione e l'origine della materia prima. Sono tutti segnali positivi - ha concluso Rabboni - in linea con la posizione assunta da tutta la filiera del pomodoro da industria del Nord Italia".
L'Oi chiede che a livello europeo sia introdotto l'obbligo di indicazione del Paese di origine della materia prima agricola utilizzata, con la facoltà per i produttori di ricorrere ad una delle seguenti diciture: "singolo paese di origine europeo", se tutta la materia prima giunge da un unico paese; "origine in Ue", quando la materia prima agricola proviene da due o più paesi dell'Ue, ma solo da essi; "origine Extra Ue", quando anche solo una quota della materia prima proviene da paesi Extra Ue; "origine in un singolo paese Extra-Ue" quando la materia prima proviene da uno specifico paese Extra-Ue.
Contestualmente l'Oi esprime soddisfazione anche per l'accordo che ha portato uno dei propri soci, il Consorzio Casalasco del pomodoro, ad acquisire il marchio De Rica rafforzando così il valore della produzione made in Italy.
Fonte: Uffici stampa Anicav e OI Pomodoro da industria del Nord Italia
"Salutiamo positivamente le dichiarazioni del ministro Martina sull'etichettatura obbligatoria di origine anche per i derivati del pomodoro - dichiara Antonio Ferraioli, presidente di Anicav - Il ministro ha condiviso la proposta, che trae origine dalle Linee di indirizzo sull'etichettatura d'origine dei derivati del pomodoro approvate nel corso dell'ultima assemblea dei soci, presentata dall'Anicav lo scorso giugno in occasione dell'audizione alla Camera dei Deputati".
"Come Anicav siamo sin d'ora disponibili ad accompagnare il percorso delineato dal ministro Martina per giungere alla rapida adozione di un decreto che disciplini l'obbligo di indicazione in etichetta dell'origine del pomodoro utilizzato per la produzione di derivati che possa finalmente porre un argine alle speculazioni e alle polemiche degli ultimi anni e garantire al consumatore la massima trasparenza - aggiunge Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav - Questo rappresenterà un primo utile risultato, pur nella consapevolezza che sarà necessaria un'omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria, per evitare che la norma abbia un'efficacia limitata soltanto al territorio italiano, come sta già avvenendo per la passata di pomodoro".
La posizione di Anicav prevede l'indicazione in etichetta del Paese di coltivazione del pomodoro e del Paese di trasformazione o rilavorazione. In particolare, se il pomodoro impiegato per la produzione di derivati viene coltivato, trasformato e confezionato nello stesso Paese, l'indicazione di origine potrà prevedere l'utilizzo di una sola dicitura "Origine del pomodoro: Italia". Qualora, invece, le diverse fasi di lavorazione siano realizzate in Paesi diversi - caso non riferibile ai pelati interi e non interi, alla passata e ai pomodorini, ma, eventualmente, al solo concentrato - sulla confezione dovranno essere riportate, distintamente, le informazioni su "Paese di trasformazione" ("UE" o "non UE") e "Paese di confezionamento" (Italia). L'indicazione di origine in etichetta completerebbe il percorso già avviato dalle aziende Anicav in materia di sicurezza alimentare, rendendo obbligatorio ciò che volontariamente, nella quasi totalità dei casi, le imprese già fanno indicando sull'etichetta la provenienza italiana del pomodoro, un prodotto 100% made in Italy.
"Accogliamo con grande favore l'impegno del ministro, un provvedimento che come Oi ci vede da tempo favorevoli anche in termini di disponibilità per una prima concreta sperimentazione come filiera in accordo con lo stesso ministero dell'Agricoltura". Questo il commento di Tiberio Rabboni, presidente dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia. "L'indicazione dell'origine del pomodoro in etichetta - ha proseguito Rabboni - può tutelare il made in Italy e i consumatori e valorizzare ulteriormente la qualità della produzione del Nord Italia. La dichiarazione del ministro arriva dopo l'approvazione, un mese fa, da parte della Commissione agricoltura di una risoluzione proposta dal deputato Giuseppe Romanini con la quale si è impegnato il Governo a convocare con la massima sollecitudine un tavolo di confronto con tutti i soggetti della filiera del pomodoro da industria con l'obiettivo di adottare i provvedimenti necessari al fine di estendere anche a questo settore l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di produzione e l'origine della materia prima. Sono tutti segnali positivi - ha concluso Rabboni - in linea con la posizione assunta da tutta la filiera del pomodoro da industria del Nord Italia".
L'Oi chiede che a livello europeo sia introdotto l'obbligo di indicazione del Paese di origine della materia prima agricola utilizzata, con la facoltà per i produttori di ricorrere ad una delle seguenti diciture: "singolo paese di origine europeo", se tutta la materia prima giunge da un unico paese; "origine in Ue", quando la materia prima agricola proviene da due o più paesi dell'Ue, ma solo da essi; "origine Extra Ue", quando anche solo una quota della materia prima proviene da paesi Extra Ue; "origine in un singolo paese Extra-Ue" quando la materia prima proviene da uno specifico paese Extra-Ue.
Contestualmente l'Oi esprime soddisfazione anche per l'accordo che ha portato uno dei propri soci, il Consorzio Casalasco del pomodoro, ad acquisire il marchio De Rica rafforzando così il valore della produzione made in Italy.
Fonte: Uffici stampa Anicav e OI Pomodoro da industria del Nord Italia