Dal campo
Frenata del bio, come reagire
Con Ccpb un focus su problematiche e nuovi sviluppi per il settore
Dopo anni di crescita costante, il settore del biologico si trova a un bivio importante: nel 2021 il consumo domestico di prodotti certificati bio è andato per la prima volta in negativo e la filiera sta tornando ora ad affilare le armi per la ripresa.
Ne abbiamo parlato con Davide Pierleoni, responsabile ufficio commerciale, marketing e segreteria Italia di Ccpb (organismo di certificazione e controllo dei prodotti agroalimentari e no food ottenuti nel settore del biologico), che ha commentato i dati dell’ultimo report Ismea.
In che situazione si trova oggi il settore biologico?
Stando al report Ismea, nel 2021 è apparso per la prima volta il segno meno (-5%) nei consumi domestici di prodotti certificati bio; un dato che per noi è molto preoccupante. A rallentare il consumo di biologico nel secondo semestre 2021 è stato un mix di fattori creato dagli andamenti pandemici e dai rincari dei costi energetici.
Anche se all’interno del paniere merceologico ci sono alcuni prodotti che continuano a performare in maniera positiva, l’ortofrutta si trova in territorio negativo in maniera differenziata: il settore orticolo cala del 9% mentre per il frutticolo il calo è stato del 5%.
Quali motivi si possono addurre a questa crisi?
Non penso siano cambiati i driver di acquisto dei consumatori che scelgono bio, i quali continuano a mettere al primo posto salute, ambiente e qualità. Ma sono costantemente bombardati da una serie di messaggi negativi come l’inflazione, i rincari dei costi di produzione ed energetici: su un consumatore che è disposto a spendere qualcosa in più pur di acquistare bio, questa situazione funge da freno al suo potere d’acquisto. Penso che abbiamo già visto questo trend nel secondo semestre 2021, quando la curva degli acquisti è scesa maggiormente rispetto al primo semestre. Non è stato solo l’effetto della pandemia a determinare una diminuzione dei consumi ma sicuramente oggi scontiamo anche questo tipo di conseguenze economiche.
Quali carte può giocare il settore per continuare il suo sviluppo?
Credo sia fondamentale mantenere la distintività dei prodotti su temi come ambiente e salute.
Sul mercato trovano sempre più spazio prodotti alimentari che non sono biologici ma che hanno fatto propria la filosofia della sostenibilità, con campagne di comunicazione ad hoc: per esempio ci sono marchi importanti che parlano di farine da agricoltura sostenibile e non se ne capisce bene il significato, mentre lo standard del biologico è chiaro a tutti. Il brand è molto importante in termini di comunicazione e ritengo che la certificazione bio sia ancora vincente in un mercato in cui gli attori sono consapevoli del ruolo della certificazione.
Per offrire un quadro completo del trend del biologico, abbiamo interpellato anche Federica Nasi, responsabile ufficio attività di controllo e certificazione prodotti biologici per Ccpb.
“Dal punto di vista delle certificazioni, in questi primi mesi dell’anno non abbiamo riscontrato un segno meno – afferma a IFN – una tendenza che ci fa sperare in positivo anche per i prossimi mesi”. “Inoltre – conclude – nel 2021 il numero di certificazioni Ccpb è rimasto stabile rispetto agli anni passati e grazie agli incentivi del Pnrr prevediamo un incremento a breve termine”.
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