Il risultato finale è figlio di
performance non costanti nei diversi canali di acquisto: Gdo, Tradizionali (comprendendo fruttivendoli, ambulanti e mercati) e i canali residuali (con parte degli acquisti online). La Gdo, che pesa per la maggior parte dei volumi acquistati, mostra infatti una performance meno brillante (ortofrutta +2%) soprattutto per la frutta (-2%) rispetto ai canali tradizionali (ortofrutta +9%, frutta +6%) ed influenza negativamente il risultato complessivo. Anche in questo caso, però, il trend a valore per la Gdo (+7% totale ortofrutta) è decisamente migliore rispetto a quello a volume.

Approfondendo ulteriormente i singoli format per i canali della
Gdo, si può notare come la crescita sotto media sia riconducibile ad un peggioramento delle vendite tra il primo semestre (+6%) ed il secondo (+2%), responsabilità principale degli ipermercati, sempre in negativo sia nel primo semestre (-4%) che nel secondo (-7%), ma anche ai negozi più piccoli, ovvero il libero servizio. Questi ultimi, infatti, registrano una crescita sopra media nel primo semestre (+7%), ma che poi crolla nei secondi sei mesi dell'anno (-9%).
Passando ai
canali tradizionali si può notare una crescita dei volumi venduti superiore al totale canali in entrambi i semestri (+9%), ma tale risultato è frutto di trend contrastanti tra negozi in sede fissa, i
fruttivendoli, e i negozi in sede mobile, cioè
ambulanti e mercati. Questi ultimi, infatti, hanno andamenti nettamente in perdita nel primo semestre (-19%) anche se in recupero nel secondo (-0,3%). I fruttivendoli, invece, sembrano essere la tipologia di negozio che ha più performato lo scorso anno, con un +33% nel primo semestre e un +17% nel secondo, rappresentando nel 2020 oltre il 60% dei volumi venduti nel canale tradizionale. Performance inusuali per un comparto che, eventi congiunturali a parte, è abituato a muoversi di decimali. Cifre roboanti, in gran parte dipendenti dal primo lockdown indotto dalla pandemia, che ha visto i fruttivendoli abili a sfruttare la ridotta mobilità indotta dalle restrizioni e, poi, a consolidare clienti riacquisiti a seguito della necessità ma mantenuti grazie alle innegabili virtù legate a professionalità e servizio.

Abbiamo conferma della memorabile performance dei fruttivendoli anche grazie al
Monitor dettaglianti di Agroter (che rileva l’andamento delle vendite di 300 fruttivendoli e 100 ambulanti) da cui spicca questa netta differenza tra ambulanti-mercati, in netta perdita, e fruttivendoli, in grande crescita. Dalle interviste svolte emerge chiaramente come alcuni fruttivendoli abbiano anche più che raddoppiato le vendite nel primo semestre 2020 rispetto all’anno precedente.
Passiamo ora
all'analisi per area geografica, perché i trend non sono omogenei lungo la Penisola. Nord Est e Centro + Sardegna sono le zone con una variazione dei consumi sopra media, mentre Nord Ovest e soprattutto Sud sono sotto media. Perché tanta differenza? Una motivazione plausibile è la forte presenza di mercati tradizionali in area 1 e area 3, che nella prima fase del lockdown hanno subito grandi limitazioni, con chiusure totali in certi casi.

Trend complessivi, canali di vendita, aree geografiche e ora tocca ai principali prodotti ortofrutticoli. Come anticipato la performance della
frutta è stata molto meno brillante (+0,1%) rispetto a quella della
verdura (+9,4%). Ciò da vendite praticamente sempre positive per i singoli prodotti orticoli e spesso in doppia cifra, come per patate (+16%), carote (+14%) finocchi (+16%) e cipolle (+17%). Questi ortaggi durante il lockdown hanno beneficiato della prolungata shelf life agevolando l’atto di acquisto in stock. Ma anche tanti altre referenze hanno sfiorato e raggiunto le due cifre, come zucchine (+9%), melanzane (+12%), peperoni (+10%) e broccoli (+10%).
