Frutta italiana al palo, non s'investe più

I vivai Dalmonte e Zanzi: brusca frenata degli investimenti di drupacee e pomacee

Frutta italiana al palo, non s'investe più
Il comparto vivaistico nazionale registra un forte rallentamento degli investimenti produttivi dedicati a drupacee (pesche, nettarine, albicocche, susine e ciliegie) e pomacee (mele e pere) sul mercato nazionale. Ma a controbilanciare questa tendenza, ci sono le crescenti richieste dei Paesi orientali dell’Ue ed extra-Ue, nonché del Nord Africa. Una situazione che lascia intendere come la concorrenza estera sia destinata sicuramente ad aumentare col passare degli anni. 

“In Emilia-Romagna, Piemonte e nelle principali zone frutticole del Sud Italia, gli investimenti riguardanti le drupacee sono in brusca frenata rispetto all’anno scorso. Si è fermata del tutto la spinta sull’albicocco, sul susino e sul ciliegio, mentre il pesco è ormai in seria difficoltà. Anche le pomacee vanno male: quest'anno, infatti, hanno tenuto solo le vendite di peri Williams e quelle delle mele club; tutto il resto è in calo”. Così Nicola Dalmonte, uno dei titolari dei Vivai Dalmonte Guido e Vittoria di Brisighella (Ravenna), commenta l'andamento del 2020.

“La situazione negativa - evidenzia il vivaista - è figlia dei diversi eventi climatici sfavorevoli e delle nuove malattie ed insetti alieni che si sono diffusi nelle ultime due annate, tra cui la maculatura bruna e la cimice asiatica. I danni ingenti del gelo della scorsa primavera, in particolare, hanno inciso tantissimo sulle casse dei produttori, determinando una mancanza di liquidità immediata che non ha certamente favorito sia i nuovi impianti che i rinnovi”.


Frutti di albicocco in Romagna

“Una delle poche specie frutticole che continua a vivere un momento felice è il kiwi e si deve annotare anche un bel fermento per la frutta secca, dovuto soprattutto all’ampliamento dei noceti meccanizzati e al progetto sulla nocciola italiana del Gruppo Ferrero”, aggiunge Dalmonte. Al di là di questi tre casi positivi, il contesto della frutticoltura nazionale appare comunque drammatico, come ci conferma anche Enrico Zanzi, responsabile commerciale Italia della Vivai F.lli Zanzi di Gorgo (Ferrara). Ed è difficile pensare a una risalita senza una seria programmazione strategica da parte dello Stato. 

“Le vendite di drupacee e pomacee in Italia - dice Zanzi - sono in calo drastico rispetto al 2019, che si era già chiuso con performance più basse dell’anno prima. La contrazione è esponenziale e speriamo quindi che questa tendenza si possa invertire nei prossimi anni. Per fortuna, la richiesta estera rimane elevata, altrimenti sarebbe un dramma per la nostra attività. Si stanno piantando, per esempio, superfici importanti di frutta in Uzbekistan, Kazakistan, Russia, Romania, Algeria e Marocco”. 

“In ogni caso, il 95% degli investimenti produttivi che oggi si realizzano nel nostro Paese sono coperti parzialmente da aiuti dell’Unione europea. Contributi che arrivano a coprire fino al 90-95% delle spese per i nuovi impianti situati in alcune nazioni dell'Est. Alla luce di questa forte differenza - conclude - le istituzioni europee dovrebbero cercare di salvaguardare maggiormente la frutticoltura italiana, ad esempio riconoscendo deroghe su determinati prodotti fitosanitari ed aiuti rilevanti per proteggere strutturalmente i frutteti”. 


Pesche marocchine 

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