Produttori sull'orlo della disperazione

Crisi delle clementine, monta la protesta. Ma un'alternativa c'è

Produttori sull'orlo della disperazione
La protesta dei pastori sardi tiene banco in Italia. E l'ortofrutta - che nel Sud ha subito l'ennesima batosta dal maltempo - vorrebbe urlare con altrettanta rabbia le proprie difficoltà. Nemmeno il malcontento, però, si riesce a organizzare.

In Puglia c'è chi abbatte i propri agrumeti con le piante ancora cariche di clementine; chi i frutti, invece, li regala ai passanti, e ancora chi si sfoga su Facebook registrando un video di protesta che in queste ore sta diventando virale. Tante facce della stessa medaglia, tante reazioni - a tratti disperate - che fotografano le criticità di un comparto alle prese con prezzi alla produzione non remunerativi, vicino, come hanno ribadito in molti, a un "punto di non ritorno".

Il video che potete vedere qui sotto negli ultimi giorni ha raccolto circa 250mila visualizzazioni su Facebook: il produttore si rifiuta di vendere le clementine a pochi centesimi il chilo, preferisce lasciarle sulla pianta.


La protesta dei pastori sardi, con il latte versato per strada, non è piaciuta agli agrumicoltori che la scorsa settimana hanno manifestato a Taranto: per loro meglio regalare il prodotto ai passanti, cercando di sensibilizzare in questo modo l'opinione pubblica.
Ma davanti a un'annata che lascia ben pochi spiragli positivi, c'è chi ha scelto la soluzione della motosega.


“In provincia di Taranto e sul Gargano, i territori più agrumicoli della Puglia, arance e clementine in moltissimi casi restano incolte, sugli alberi, o a marcire per terra. Apprezziamo lo schema di decreto del Mipaaft sul Fondo nazionale agrumicolo, era una misura necessaria, ma appare per certi versi tardiva e purtroppo insufficiente ad affrontare una situazione disastrosa quest’anno e estremamente difficile”. E’ Raffaele Carrabba, presidente regionale di Cia Agricoltori Italiani della Puglia, a parlare. "Dall’agricoltura, soprattutto in questi ultimi due mesi, sono arrivati segnali forti, eclatanti, emblema del dramma che sta vivendo il comparto primario: i gilet arancioni, gli olivicoltori pugliesi allo stremo, i pastori sardi, i produttori cerealicoli siciliani che vivono una situazione molto simile a quella dei cerealicoltori pugliesi, stanno lanciando un grido di dolore ancora non pienamente colto. Bisogna invertire la rotta, le campagne si programmano, cosi come la ricerca e la sperimentazione di nuove varietà sempre più richieste dal mercato. La riconversione varietale va fatta con materiale sano e certificato, spesso però queste nuove varietà sono da importare e non adeguatamente sperimentate e acclimatate da noi, bisogna quindi investire di più sulla ricerca e la sperimentazione, sui campi piloti e sui nostri validi vivaisti”.

Nel Sud c'è chi ha già investito su nuove varietà, spingendo sul versante della qualità, assicurando continuità nelle forniture e cercando di dare al prodotto una sua riconoscibilità sul mercato, attraverso un brand e il dialogo con il consumatore. Esperienze positive che hanno garantito ai produttori, in un contesto complicato, remunerazioni migliori. Una strada per evitare il punto di non ritorno esiste.

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