Agroalimentare, il sistema Romagna vale 1,3 miliardi

Plv +11% mentre l'export cresce del 13%. Tutti i dati del Rapporto 2017

Agroalimentare, il sistema Romagna vale 1,3 miliardi
Agricoltura e industria alimentare tra i motori dell’economia della Romagna, dove le tre province (Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini) nel 2017 hanno rappresentato più di un quarto (26,4%) della produzione lorda vendibile (Plv) regionale per un valore di quasi 1,28 miliardi di euro, in aumento del 10,7% rispetto all’anno precedente. In particolare, rispetto al dato regionale, la Plv della Romagna, per le colture arboree è il 43% e per le erbacee è il 24%. Ravenna, poi, spicca per vocazione frutticola (33% della Plv- colture arboree)

Le imprese di produzione “alimentari e bevande” erano 1.072, pari al 12% del totale delle imprese romagnole e al 22,3% del totale regionale.
Gli scambi commerciali di prodotti alimentari sono in miglioramento costante dal 2013 con valori pari a: 2.306 milioni di euro per l’import (con una variazione sul 2016 di +1%) e di 1.414 milioni per l’export (con una variazione sul 2016 di +12,8%).
Il contributo di prodotti agroalimentari alla formazione della bilancia commerciale sono pari al 33% per l’import e al 14% per l’export. In particolare, le esportazioni di frutta fresca (257 milioni) e di sementi (105 milioni) rappresentano poi il 77,4% dell'export agricolo romagnolo, le prime addirittura oltre il 50% dell’export frutticolo regionale e il 9% di quello nazionale. I prodotti più importanti sono kiwi (per un valore di 85 milioni) e pesche (64 milioni). La Romagna contribuisce in modo significativo alle esportazioni nazionali di susine (41,5%), pesche (37,7%) e albicocche (33,7%).

Questi i dati salienti del Rapporto 2017 sul sistema agroalimentare della Romagna, curato da Regione e Unioncamere Emilia-Romagna. Un’istantanea inedita - perché alla prima edizione – presentata ieri a Forlì, nella sede della Camera di commercio della Romagna da Stefano Boccaletti (Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza) e Roberto Fanfani (Università di Bologna).



Insieme a loro, Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, che ha parlato del 2018 Anno del cibo, ma anche delle sfide che la riforma della Pac post 2020 comporterà anche per le aziende del territorio romagnolo.
“Per il terzo anno consecutivo il settore fa registrare una crescita del valore della produzione regionale, che supera quota 4,8 miliardi di euro, il nuovo record storico per il comparto agricolo al quale la Romagna ha contribuito in maniera importante”, ha detto Simona Caselli.
Un bilancio positivo e, soprattutto, non scontato per un’annata segnata da avversità atmosferiche estreme, che dimostra l’efficacia delle politiche regionali. “Internazionalizzazione, aggregazione, qualità e distintività delle produzioni sono gli assi portanti della politica regionale, assieme alla lotta al cambiamento climatico e all’uso sostenibile delle risorse – ha continuato Caselli – Ad esempio, le difficoltà della produzione frutticola estiva, oggetto l’estate scorsa di una nostra azione straordinaria per ottenere dall’Unione europea l’aumento dei ritiri dal mercato, hanno avuto una parziale soluzione”.



A seguire una tavola rotonda sugli scenari futuri dell’agroalimentare al quale hanno partecipato i manager di alcune delle principali aziende della produzione agricola e industriale, che sono sì romagnole di origine, ma internazionali per vocazione e risultati.

Così, pungolati da Gianluca Bagnara, presidente Fiera di Forlì, Maurizio Gardini (presidente Confcooperative nazionale e Conserve Italia) ha evidenziato l’importanza strategica della filiera, dell’innovazione e, anche, del ricambio generazionale, mentre Raffaele Drei (presidente della Agrintesa) ha sottolineato la necessità di fare sistema, citando gli esempi - in casa della coop faentina - delle pere e delle noci. Se per Paolo Pari (direttore Almaverde Bio) non va dimenticata la programmazione, anche in un’ottica di investimenti oculati che creano valore aggiunto, Bruno Piraccini (presidente Orogel) ha ricordato come l’industria possa essere parte centrale della filiera, tra produzione e distribuzione. Carlo Dalmonte (presidente Caviro) ha invece citato il progetto che la sua cooperativa ha sviluppato per riqualificare e riposizionare verso l’alto la propria offerta.

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