«Mercato di Milano, gli operatori recitino il mea culpa»

Albuzza (Alma e Acmo): in questi anni è mancata la volontà di mettersi in gioco

«Mercato di Milano, gli operatori recitino il mea culpa»
“Lamentarsi non serve: i temi vanno affrontati con obiettività, bisogna essere propositivi e sapersi mettersi in gioco. Cosa che, in questi anni, i grossisti del Mercato di Milano non hanno fatto”. Alberto Albuzza (nella foto) - direttore generale della società Alma, esponente di Acmo (Associazione commercianti del Mercato Ortofrutticolo di Milano) ed ex presidente dei grossisti milanesi Ago dal 2009 al 2014 - non le manda a dire. E dopo aver letto l’articolo di Italiafruit News sulla crisi della struttura meneghina con il video girato da Salvatore Musso di Masterfruit, esprime senza mezzi termini la sua opinione sui motivi delle attuali difficoltà.  

“Il Mercato di Milano è la fotografia dell’Italia di oggi, ognuno dice la sua e nessuno si mette in gioco”, dice. “I tempi sono cambiati, ma per prepararsi e adeguarsi al nuovo gli operatori hanno fatto poco o nulla. Vivendo alla giornata”. “I prezzi sono bassi?”, inizia l'analisi Albuzza. “E’ la legge del mercato, la contrazione dei consumi del resto è sotto gli occhi di tutti. Le catene si riforniscono alla produzione per saltare passaggi e i piccoli negozi sono sempre meno? E’ fisiologico, si sarebbe dovuto capire per tempo che la Gdo l’avrebbe fatta da padrona e che con il passare degli anni le botteghe sarebbero calate, con una flessione qualitativa, oltre che quantitativa. I grossisti che trattano prodotti particolari e si sono specializzati, peraltro, se la passano meglio”. 



“Ci sono meno esportatori? Certo, oggi gli imprenditori del settore esportano da soli. Si vedono meno compratori dei grandi magazzini all'ingrosso provenienti da fuori Milano? Naturale, hanno le stesse nostre problematiche. Le grandi ditte che rifornivano la ristorazione milanese, invece ci sono ancora. Mentre è sotto gli occhi di tutti che la Gdo lombarda non tiene più piattaforme all'interno dell’Ortomercato; questo perché, dagli anni Ottanta, i volumi sono aumentati. E non è necessariamente vero che dentro la struttura pagherebbe meno di quanto paghi ora fuori”. 

Albuzza aggiunge: “negli anni in cui ho guidato l’associazione Ago ho potuto toccare con mano mancanza di dinamismo e visione. Un esempio: avevo proposto la creazione un polo logistico, ma non se n'è fatto nulla. Alla fine, l’ho aperto per la mia azienda”. 

E sulle priorità per il Mercato di Milano l’esponente di Alma e Acmo ha le idee chiare: “cambiare gli orari, restare chiusi al sabato, anche per migliorare la qualità della vita". 

Molte altre le reazioni seguite al nostro articolo di ieri, così come i commenti sulla pagina Facebook di Italiafruit News, che ha condiviso l’approfondimento. “Sono decenni che l'Ortomercato di Milano è in difficoltà e in costante calo”, scrive un produttore. “Le ragioni sono molteplici: struttura obsoleta, mancanza di aree attrezzate adeguate per piattaforme della Gdo, modalità di contrattazione non più adeguata, qualità delle merci non sempre all’altezza, addetti non sufficientemente formati ed aggiornati alle nuove certificazioni che accompagnano i prodotti, tanto per citarne qualcuna”. “L’Expo - conclude amaramente - poteva dare un rilancio alla struttura, ma invece i soldi si è deciso di impiegarli altrove…”.

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