Produzione, superfici e scambi: tutti i numeri degli agrumi italiani

Dati, grafici e analisi dei trend di arance, mandarini, clementine e limoni

Produzione, superfici e scambi: tutti i numeri degli agrumi italiani
L'Italia è il terzo Paese del Mediterraneo per produzione di agrumi e il dodicesimo a livello mondiale. Nonostante le superfici coltivate calino, si registra una crescita della produzione, trainata soprattutto da Sicilia e Calabria. Aumentano invece le superfici coltivate a regime biologico. In crescita anche l'export, mentre si contraggono le importazioni.

Produzione mondiale di agrumi. Italia al terzo posto tra i Paesi del Mediterraneo
Secondo i dati Faostat, aggiornati al 2016, la produzione mondiale di agrumi si attesta a 146 milioni di tonnellate, in crescita dell'1,1% rispetto al 2015 e del 6,2% rispetto al 2014. A condurre la classifica dei Paesi produttori è la Cina con quasi 38 milioni di tonnellate prodotte, seguita da Brasile (19,5 milioni di ton), India (12 milioni), Messico (8 milioni) e Stati Uniti (7,5 milioni). Spostando lo sguardo sui Paesi che si affacciano sul Mediterraneo troviamo al primo posto la Spagna con circa 7 milioni di tonnellate di agrumi prodotte nel 2016, in costante aumento dagli anni Sessanta, seguita da Egitto (4,8 milioni di ton), Italia (circa 2,5 milioni) e Marocco (due milioni).



Per quanto riguarda la produzione e le superfici nazionali, i dati più aggiornati (Istat, 2017) fotografano una Italia le cui superfici in produzione sono in flessione, passando da 141mila ettari nel 2016 a circa 138mila nel 2017, con un calo del 3%. La produzione complessiva di agrumi però non accenna a calare, anzi aumenta del 6% rispetto all'anno precedente, arrivando a quasi 2,9 milioni di tonnellate. A trainare questa crescita è l'aumento della produzione di agrumi in Sicilia (12,6%) e Calabria (9,5%). Sicilia e Calabria sono anche le regioni in cui si producono più agrumi, nello specifico 1,6 milioni di tonnellate nella prima e 765mila tonnellate nella seconda. A seguire troviamo Puglia (193mila ton), Basilicata (112mila) e Sardegna (73mila).



Focus: le superfici biologiche e in conversione degli agrumi
Continua il trend positivo della conversione dei terreni agrumicoli al biologico. Lo confermano i dati del rapporto Sinab 2017, che mostrano come le superfici biologiche aumentino, per gli agrumi, del 13,4% nel 2016 rispetto al 2015, superando la soglia dei 36mila ettari, di cui oltre 25mila già in produzione e diecimila in conversione. Superfici che, se rapportate al dato totale Istat 2016 sulle superfici in produzione, evidenziano una incidenza del 25,5% sul totale delle superfici coltivate ad agrumi. Di queste superfici la maggior parte è di aranceti (18mila ettari), seguiti dai limoni (settemila ettari).



L'import-export di agrumi italiani
Stando ai dati Eurostat, è in aumento l'export di agrumi italiani nel mondo, che supera la quota delle 300mila tonnellate nel 2016, crescendo del 20% rispetto all'anno precedente e del 39% rispetto al 2006. In calo invece le importazioni dall'estero (-24%), anche se rimangono comunque maggiori delle esportazioni e corrispondono a 358mila tonnellate. Tra gli agrumi il prodotto più importato e anche quello più esportato sono le arance. Per quanto riguarda le importazioni al secondo posto troviamo limoni e lime, mentre per quanto riguarda l'export al secondo posto troviamo mandarini e clementine.



Il bilancio di approvvigionamento degli agrumi italiani
Come è strutturata la filiera agrumicola italiana e come sono ripartiti i flussi di prodotto? Elaborando i dati presenti sul sito dell'Ismea si può notare come la disponibilità totale di agrumi (cioè la somma della produzione utilizzabile e le importazioni) per il 2015/16 sia stata di 3,2 milioni di tonnellate, dei quali circa 277mila ton (circa l'8%) è stato destinato all'export, mentre i restanti 2,9 milioni di ton sono state per utilizzo interno. Di questi 2,9 milioni, circa il 35% è stato utilizzato dall'industria di trasformazione (1 milione di ton), mentre la quota di perdite e ritiri è stata minima: 219mila ton le perdite e 25mila ton i ritiri. Per quanto riguarda il consumo umano apparente, cioè la parte di prodotto destinato al consumo degli italiani, la stima è di circa 1,6 milioni di tonnellate, pari al 55% del totale degli agrumi disponibili.



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