Attualità
Rivoluzione shopper da gennaio nei reparti ortofrutta: saranno a pagamento
Meno plastica e più materiale biodegradabile. Gdo in fermento
Dal primo di gennaio si compirà un altro passo per la progressiva riduzione dell’utilizzo delle borse di plastica e per i reparti ortofrutta di tutta Italia sarà una rivoluzione. Infatti, la novità riguarda gli shopper in materiale ultraleggero, quelli utilizzati come imballaggio primario per gli alimenti sfusi, come frutta e verdura. Ebbene, secondo un provvedimento inserito nel Decreto Mezzogiorno – e che risponde alle direttive europee – questi sacchetti dovranno essere fatti utilizzando sempre meno materiale plastico e sempre più materiale biodegradabile e compostabile. Ma la novità principale e più impattante sia per le insegne che per i consumatori, è che queste borsine dovranno essere vendute: se acquisto tre mele sfuse, tanto per fare un esempio, nello scontrino non avrò solo il prezzo della merce, ma anche quello dell’imballaggio. In pratica saranno equiparate alle borse per la spesa che si trovano alle casse.
Il governo italiano ha tracciato un percorso in tre tappe. Dal primo gennaio 2018 nei punti vendita potranno essere utilizzate solo le borse biodegradabili e compostabili con un contenuto di materia prima rinnovabile non inferiore al 40%; dal 2020 questo tasso salirà al 50% e dal 2021 al 60%.
Federdistribuzione ha chiamato in causa il ministero dell’Ambiente per chiarire una serie di aspetti interpretativi della norma. Secondo l’associazione se i sacchetti in plastica ultraleggera fungono, come nel caso dell’ortofrutta, da imballaggio primario di alimenti sfusi, allora non dovrebbero rientrare nell’ambito applicativo della normativa, perché non si fornisce al consumatore un sacchetto per l’asporto merci liberamente utilizzabile e acquistabile.
C’è poi un’altra questione. Oggi un consumatore può portarsi da casa gli shopper in cui riporre la spesa. Dal primo di gennaio potrà essere così anche per i sacchetti dell’ortofrutta? Su questo punto la normativa non è chiara, ma si potrebbero porre problemi di natura igienica.
Per la Grande distribuzione questo è un tema caldissimo perché comporta un aumento di costi. Da informazioni raccolte tra le principali catene italiane i nuovi sacchetti per l’ortofrutta potrebbero costare fino a quattro volte in più del materiale utilizzato fino ad oggi.
Copyright 2017 Italiafruit News
Il governo italiano ha tracciato un percorso in tre tappe. Dal primo gennaio 2018 nei punti vendita potranno essere utilizzate solo le borse biodegradabili e compostabili con un contenuto di materia prima rinnovabile non inferiore al 40%; dal 2020 questo tasso salirà al 50% e dal 2021 al 60%.
Federdistribuzione ha chiamato in causa il ministero dell’Ambiente per chiarire una serie di aspetti interpretativi della norma. Secondo l’associazione se i sacchetti in plastica ultraleggera fungono, come nel caso dell’ortofrutta, da imballaggio primario di alimenti sfusi, allora non dovrebbero rientrare nell’ambito applicativo della normativa, perché non si fornisce al consumatore un sacchetto per l’asporto merci liberamente utilizzabile e acquistabile.
C’è poi un’altra questione. Oggi un consumatore può portarsi da casa gli shopper in cui riporre la spesa. Dal primo di gennaio potrà essere così anche per i sacchetti dell’ortofrutta? Su questo punto la normativa non è chiara, ma si potrebbero porre problemi di natura igienica.
Per la Grande distribuzione questo è un tema caldissimo perché comporta un aumento di costi. Da informazioni raccolte tra le principali catene italiane i nuovi sacchetti per l’ortofrutta potrebbero costare fino a quattro volte in più del materiale utilizzato fino ad oggi.
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