Attualità
Calamità naturali in aumento, i numeri dell'emergenza
Studio Confesercenti: colpite 22mila imprese in cinque anni, danni diretti per 700 milioni
Negli ultimi cinque anni sono state almeno 22mila le imprese agricole, industriali, commerciali e artigianali danneggiate gravemente da calamità naturali: 12mila a causa del dissesto idrogeologico, materializzatosi come alluvioni, esondazioni e smottamenti causati dalle precipitazioni, a cui vanno aggiunte altre 10mila piccole e medie imprese vittime di catastrofi sismiche. Complessivamente, per le imprese si è trattato di un danno diretto di circa 700milioni di euro. La rilevazione è dell’Ufficio economico di Confesercenti, che fa riferimento a dati Istat, Cresme-Ance, Eurispes e del Corpo forestale dello Stato.
Secondo Confesercenti, il tema delle calamità naturali nel Paese è in generale collegato alla difficoltà strutturale della prevenzione dei rischi e del corretto utilizzo del territorio, che rimanda all’altrettanto evidente difficoltà di programmare l’uso delle risorse e del territorio stesso. Il numero dei Comuni in aree ad elevato rischio idrogeologico, straordinariamente cresciuto, è arrivato a quasi settemila, l'85% del totale; quello dei Comuni a rischio sismico è salito a quasi tremila, il 44% del territorio complessivo.
In Italia, dal dopoguerra ad oggi, sono stati registrati oltre mille eventi di frana con vittime in più di 900 località, e circa 700 eventi d’inondazione con vittime in più di 500 luoghi. In questo periodo, il numero complessivo di morti, feriti e dispersi, provocato da eventi idrogeologici è stato di oltre novemila.
Ancora, secondo la ricerca, dal 1944 ad oggi il Paese ha speso circa 242,5 miliardi di euro per fronteggiare i danni provocati da terremoti e da eventi franosi ed alluvionali: circa 3,5 miliardi all’anno. La spesa, è stata destinata per 74,6% ai danni da terremoto e per il 25,4% a danni da dissesti idrogeologici. Ma la spesa annuale, attualizzata, è aumentata nel tempo a testimonianza che le condizioni del territorio sono progressivamente peggiorate: tra il 1944 e il 1990, la spesa media è stata di circa 2,8 miliardi (di euro) all’anno; i danni relativi ad eventi verificati tra il 1991 e il 2009 sono costati circa 4,7 miliardi all’anno; i costi delle calamità naturali accadute dal 2010 al 2014, ammontano ad una media annua di oltre 6 miliardi l’anno. ll volume medio annuo dei danni da dissesto idrogeologico degli ultimi 20 anni, indicato dal Ministero dell’Ambiente è di 2,5 miliardi.
Coldiretti, dal canto suo, rimarca “l’irresponsabile scomparsa di oltre un quarto della terra coltivata (-28%) negli ultimi 25 anni in Italia dove sono rimasti appena 12,8 milioni di ettari superficie agricola utilizzata”. L’Italia affoga – denuncia la Coldiretti - perché la superficie agricola e forestale ha raggiunto il minimo storico per colpa della cementificazione e dell’abbandono che ha reso l’Italia più debole rispetto al rischio alluvioni e frane ed esponendo tutto il territorio, a partire dalle città, alle conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici. In un anno, evidenzia ancora la confederazione, sono stati consumati tre metri quadrati di suolo al secondo, cancellando, nel 2016, 23mila chilometri quadrati (pari alla dimensione di Campania, Molise e Liguria messe insieme), il 7,6% del territorio nazionale.