Economia del benessere, tutte le opportunità dell'ortofrutta

Al Meeting di Rimini un confronto sui nuovi modelli di consumo

Economia del benessere, tutte le opportunità dell'ortofrutta
Nell'economia del benessere, nella rivoluzione vegetale dell'alimentazione, l'ortofrutta può cercare un pronto riscatto a patto di ascoltare e seguire il consumatore senza farsi abbattere dai mutamenti del mercato. Le nuove tendenze sono una grande opportunità. Lo hanno rimarcato, sotto diversi aspetti, i protagonisti del convegno organizzato ieri al Meeting di Rimini dalla Compagnia delle Opere Agroalimentare, “Cibo e salute: dai superfood ai vegani, dal biologico allo street food”.

Moderati dal presidente della Cdo Agroalimentare Camillo Gardini, sono intervenuti Enrico Corali (presidente di Ismea), Roberto Moncalvo (presidente di Coldiretti), Giancarlo Paola (amministratore delegato di Grandi Magazzini Fiorini e direttore commerciale del Gruppo Unicomm), Pompeo Farchioni (presidente di Farchioni Olii Spa) e Stefano Berni (direttore generale del Consorzio di tutela del Grana Padano). 



“Nel soddisfare i bisogni più o meno latenti dei consumatori – osserva Giancarlo Paola – non serve essere grandi, ma veloci per stare al passo del mondo che cambia. Nei nuovi modelli di consumo c'è sempre più spazio per piccole e medie imprese. La spesa alimentare degli italiani sta cambiando – prosegue il manager della Gdo – meno carne e più frutta e verdura. Ma non crescono tutti i prodotti, alcuni prodotti storici come mele, pesche, pere, arance perdono valore, mentre altri come limoni, frutti di bosco, fragole, banane, mango, avocado crescono. Pensiamo allo sviluppo della frutta secca e disidratata, ha avuto una crescita che non ci aspettavamo; e poi pensiamo alle bacche di goji o altri prodotti del genere, marginali fino a qualche anno fa, mentre oggi hanno dei venduti interessanti”.

Il direttore commerciale del Gruppo Unicomm porta poi alcuni esempi relativi alla sua azienda: le vendite dell'avocado nel 2016 sono cresciute del 178,6% rispetto al 2014; del mango del 141%, dello zenzero di ben dieci volte, del lime del 175%. Anche aromi e spezie hanno seguito trend del genere.

Paola mette poi in luce la crescita dei prodotti free-from. “Senza zuccheri, senza sale, senza grassi... Hanno qualche cosa in meno dei prodotti tradizionali, ma costano di più – prosegue il manager – C'è poi molta attenzione sui superfood. I prodotti legati all'alimentazione del benessere hanno dato nuova linfa alle piccole e medie aziende dell'agroalimentare, in questo settore la marca non è fondamentale perché il consumatore si fida della certificazione. Per questi prodotti, poi, l'ecommerce favorisce l'acquisto perché può fornire maggiori informazioni. La Gdo – conclude – si sta adeguando alle esigenze dei consumatori, ha ampliato gli spazi destinati a questi prodotti diminuendoli a categorie in forte calo, come caramelle, merendine, bibite gasate... E nel rifare gli assortimenti si tiene sempre più conto di queste nuove esigenze, raggruppando i prodotti salutistici, i superfood, il biologico negli stessi spazi, perché i consumatori vogliono trovarli vicini, per acquistarli velocemente tutti assieme”.



“Se notiamo una stagnazione nei consumi dei cibi tradizionali – chiosa Enrico Corali – abbiamo il biologico che cresce del 20%. Il consumatore tipo del bio fa mediamente parte di una famiglia plurireddito, relativamente ricca e residente prevalentemente al Nord. Il biologico è un mercato nuovo, che sta compensando la stagnazione dei consumi agroalimentari. Non è una moda, ma un'evoluzione dei consumi che ha come capisaldi l'attenzione alla salute, all'ambiente, alla filiera corta e alla salubrità”.



Dal presidente del gruppo Farchioni (olio, farine, birra e vino) arrivano diversi messaggi. “Le mode sono fondamentali, non stupide, perché il consumatore va seguito e assecondato – ragiona Pompeo Farchioni – è il consumatore che ti dice cosa fare: guarda cosa hai intorno, di cosa hanno bisogno le famiglie e troverai le innovazioni che ti servono. Il chilometro zero è fantastico, è giusto che ci sia: se devi comprare la verdura o una pesca, perché acquistare quella estera quando c'è quella umbra? Ma non bisogna essere dei talebani, serve capire e amare tutto restando aperti al confronto: se voglio un pompelmo devo poterlo fare. Ricordiamoci che noi italiani siamo grandi esportatori”.

Il km zero è invece uno dei grandi cavalli di battaglia della Coldiretti. Il presidente Roberto Moncalvo rivendica un nuovo ruolo degli agricoltori nella società italiana. “Rispetto delle regole, legalità e trasparenza sono fondamentali – afferma – perché le nostre imprese possano essere competitive”.

E la comunicazione con il consumatore nel futuro sarà sempre più importante. “Il consumatore – osserva Stefano Berni, direttore del Consorzio del Grana Padano - chiede la lealtà dell'informazione”. E questo vale per i formaggi così come per l'ortofrutta.

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