Maersk: profondo rosso nel 2016, ora la riorganizzazione

Perdita netta di 2 miliardi di dollari: aumentano i teu, calano i ricavi. «Segnali di ripresa»

Maersk: profondo rosso nel 2016, ora la riorganizzazione
Qualcuno l'ha definita la "tempesta perfetta" del trasporto marittimo mondiale. Dopo il probabile default di Hanjin Shipping (la Corte suprema della Corea del Sud ha deciso di mettere fine all'amministrazione controllata, in vigore dal primo settembre e proprio oggi dovrebbe dichiararne il fallimento, salvo appelli o ricorsi utili dell'ultima ora), anche il gruppo armatoriale Ap Moller-Maersk palesa segnali di difficoltà: ha infatti chiuso il 2016 con una perdita netta di 1,9 miliardi di dollari. Il dato è contenuto nel report di fine anno del colosso danese. 

"Il 2016 è stato difficile, con venti contrari in tutti i nostri mercati" ha ammesso il presidente e amministratore delegato Soren Skou. "Tuttavia è stato anche l'anno in cui abbiamo deciso di trasformare profondamente il gruppo  definendo un nuovo corso che porterà la compagnia ad essere maggiormente focalizzata nei container, nello shipping e nella logistica". Fondamentale, in questo senso, il progetto di divisione del gruppo in due attività distinte, una dedicata all'energia l'altra ai trasporti.
 
I numeri parlano chiaro: dai 50 miliardi di dollari circa di ricavi del 2012 il gruppo è sceso ai 35,46 miliardi del 2016. Maersk Line, in particolare, ha registrato nel 2016 una perdita netta di 376 milioni, a fronte dell'utile netto di 1,3 miliardi dell'anno precedente. A ciò si sommano rettifiche di valore per 2,7 miliardi in Maersk Drilling e Maersk Supply Service, "come conseguenza dell'eccesso di offerta e della scarsa domanda a lungo termine". 

Segno positivo invece per il trasportato della flotta, pari a 10,4 milioni di teu, in crescita del 9,4% sul 2015, mentre nel 2012 il movimento complessivo era stato di 8,4 milioni di teu. Insomma, si trasporta di più e si guadagna meno. Il nolo medio per feu è sceso infatti del 18,7% a 1,795 dollari. I terminal di Apm hanno movimentato 37,3 milioni di teu, crescendo del 3,6%. L'utile netto della società Apm Terminals è stato di 438 milioni, in calo di un terzo.  

Ma ci sono anche segnali positivi: "Nell'ultimo trimestre del 2016, per la prima volta dal 2010, la domanda ha superato l'offerta, e con un certo margine", ha affermato ancora Skou. E per quest'anno la compagnia marittima danese prevede ricavi superiori di un miliardo di dollari rispetto all'anno precedente, con un tasso di crescita tra il 2 e il 4%. "Non abbiamo visto nessun nuovo ordine dal terzo trimestre del 2015, il portafoglio è ai minimi storici, il rapporto domanda-offerta tenderà a stabilizzarsi entro i prossimi nove mesi". Come dire: il peggio dovrebbe essere alle spalle. "Le nostre priorità per il 2017 – ha concluso Skou – rimangono la riduzione dei costi per Apm Terminals e Damco e il completamento dell'acquisizione di Hamburg Sud". 

Si è conclusa intanto positivamente la vicenda degli oltre 6mila contenitori di merce destinata all’Italia trasportati dalle navi Hanjin Shipping che rischiavano di rimanere bloccati nei terminal portuali del Paese una volta sbarcati: Fedespedi ha reso noto che nei giorni scorsi è terminata, nelle tempistiche stabilite, la riconsegna dei contenitori vuoti, sulla base della polizza fideiussoria globale sottoscritta lo scorso settembre dalla stessa Federazione con Hanjin e tutti i terminal interessati, grazie alla quale era stata possibile la consegna ai destinatari delle merci sbarcate.