Apo Conerpo, fatturato record di 703 milioni di euro

E nel 2015, dopo dieci anni, tornano a salire le superfici dedicate alla frutta

Apo Conerpo, fatturato record di 703 milioni di euro
Per la prima volta nella sua storia Apo Conerpo supera i 700 milioni di euro di fatturato. Nel 2015 il gruppo cooperativo ha raggiunto per l'esattezza quota 703, per un incremento del 4,3 per cento sull'anno precedente. Con le sue filiali commerciali (Alegra, Brio, Naturitalia, Opera e Valfrutta Fresco) il più grande gruppo europeo dell'ortofrutta fresca ha registrato una produzione di circa 1.050.000 tonnellate (per una flessione dello 0,86 per cento rispetto al 2014).



E nel 2015 - come è stato spiegato ieri nella sede del gruppo a Villanova di Castenaso (Bologna) - c'è stata un'inversione di tendenza degna di nota nelle aziende dei soci produttori: per la prima volta negli ultimi dieci anni le superfici dedicate alla frutta sono aumentate, passando dai 16.428 ettari del 2014 ai 17.032 dello scorso anno. “Da tanto tempo non registravamo un incremento e questa crescita del 3,6 per cento ci fa piacere – commenta Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo – Se da una parte calano pesche e nettarine, ed è comprensibile dopo le crisi che hanno toccato queste produzioni e che stanno lasciando il segno, dall'altra notiamo una crescita di ciliegie, albicocche, susine e kiwi. Se in Emilia-Romagna il catasto frutticolo dal 2011 al 2015 ha perso il 19 per cento delle sue superfici, tra i nostri soci se ne sono perse solo l'11 per cento: questo vuol dire che la nostra base sociale, fatta prevalentemente di produttori con azienda da 10-20 ettari, continua a credere nel settore. E lo scorso anno i volumi di frutta conferiti sono aumentati dell'1,94 per cento superando le 403 mila tonnellate”.



Per quanto riguarda i canali di vendita la Gdo italiana esprime un valore superiore ai 138 milioni, per una crescita del 18,74 per cento; sono stati esportati 175 mila tonnellate di prodotto (in calo del 2 per cento) per un valore di 124 milioni (più 7 per cento). Qui, come spiega Vernocchi, le turbolenze in Nord Africa e l'effetto dell'embargo russo hanno complicato le cose. “E adesso c'è l'incognita della Brexit – sottolinea il presidente - come gruppo, tra fresco e trasformato, esportiamo in Gran Bretagna merce per un controvalore di 45-50 milioni di euro. C'è una questione politica ma anche monetaria, visto che soffriamo per la perdita di valore della sterlina. Ci sono tante problematiche da affrontare, come le barriere fitosanitarie: per noi sarebbe fondamentale esportare il kiwi in Giappone, ma tra le autorità nipponiche e una modesta spinta del nostro ministero, sono dieci anni che ci proviamo senza esserci ancora riusciti”.



E la campagna della frutta estiva come è partita? “Abbastanza bene – risponde Vernocchi – le ciliegie sono mancate in quantità ma i prezzi hanno compensato. Mancano albicocche, ma è così in tutta Europa, ma le quotazioni si stanno difendendo. Pesche e nettarine non hanno sovrapposizioni, c'è una gradualità nel loro ingresso sul mercato e per ora non c'è motivo di allarme sui prezzi: possono solo aumentare. Un'ultima battuta sulle pere – conclude Vernocchi – non è vero che mancherà il 50 per cento della produzione, come qualcuno afferma: sarà solo leggermente inferiore, al massimo del 10-15 per cento, ma è ancora presto per dirlo. Invece ci saranno grosse pezzature e qualità importante”.



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