Via libera agli agrumi made in Italy in Cina

Accordo «condizionato» anche per i kiwi di quattro regioni

Via libera agli agrumi made in Italy in Cina
Il ministro delle Salute Beatrice Lorenzin, per conto del ministero delle Politiche agricole, e l’Amministrazione generale per il controllo della qualità, l’ispezione e la quarantena della Repubblica Popolare Cinese (Aqsiq) hanno firmato ieri a Pechino il protocollo sui requisiti fitosanitari per l’esportazione di agrumi italiani in Cina.

La firma, di fatto, porta a compimento e ufficializza un iter avviato quasi sette anni fa, al quale hanno partecipato in stretta sinergia i dirigenti e funzionari del Mipaaf, l'ambasciata d'Italia a Pechino, il Cso di Ferrara (per la parte di stesura negoziale) e i Servizi fitosanitari delle regioni interessate, con il contributo delle aziende e delle Organizzazioni di produttori coinvolte.

Non solo agrumi, non solo Basilicata
Le “buone notizie” non terminano qui. La commissione degli ispettori cinesi di Aqsiq - che è venuta in Italia lo scorso novembre per autorizzare l’export ufficiale di agrumi italiani - ha contestualmente valutato l’idoneità dei kiwi coltivati in quattro regioni: oltre la Basilicata (cfr nostro articolo del 15 gennaio 2016), l’Abruzzo, la Calabria e il Friuli Venezia Giulia. Sembra che per l’ok definitivo manchi solo la firma ufficiale del decreto. Le regioni che già esportano kiwi in Cina sono Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio.

I commenti
“Il sistema di controlli in campo agroalimentare – ha commentato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - rappresenta una storia di successo per il nostro Paese e gli accordi firmati a Pechino confermano la grande attenzione con cui paesi e mercati strategici come quello cinese guardano al nostro modello. L’esperienza di Expo Milano 2015 ci ha permesso di far conoscere le nostre aziende e rafforzare la partnership con il paese asiatico”.

“Siamo al lavoro  - ha aggiunto Martina - per favorire le esportazioni dei prodotti ortofrutticoli italiani eliminando le barriere fitosanitarie. Gli accordi siglati oggi sono un passo avanti importante, ma dobbiamo continuare su questa strada per favorire l’export italiano in Cina e avviare relazioni strategiche su alcuni temi chiave come l’innovazione e la tecnologia”.

"E’ senz’altro affascinante pensare di potere lavorare in un mercato come quello cinese - ha osservato Salvo Laudani, marketing manager di Oranfrizer - ma l’invio per nave resta un grande limite. Con gli agrumi, infatti - eccezion fatta per il Tarocco - affrontare 40 giorni di shipping time non è così facile. Ora dobbiamo lavorare sulla resistenza e la shelf-life dei frutti, senza dimenticare che in Cina non potremo contare sui vantaggi del controstagione, essendo sullo stesso emisfero. Vedremo via via i risultati dei primi test”.

“Gli accordi sottoscritti dal Mipaaf con Pechino permettono di aprire un nuovo mercato per i nostri agrumi, in un momento non del tutto favorevole per la categoria, creando nuove opportunità commerciali per i nostri operatori e per la filiera agroalimentare nel suo complesso”. Questo è il commento a caldo di Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati Confcommercio.

“Anche a causa dell’embargo russo, i paesi extraeuropei come gli Stati Uniti e la Cina rappresentano una nuova frontiera verso cui le nostre imprese devono rivolgersi, affiancate dal supporto del governo e dell’Unione Europea”. Negli ultimi tre mesi del 2015 le vendite verso i paesi extra-Ue sono aumentate dell’1,6%, dato che per Di Pisa evidenzia come “il commercio estero verso paesi extra-Ue rappresenti un’occasione da non perdere per le aziende italiane attive in questo settore, nella speranza che la situazione con la Russia venga al più presto risolta”.

Raffaella Quadretti
Editorial manager - Agroter Group
raffaella@agroter.net

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