Attualità
Caporalato, il Regno Unito fa le pulci al pomodoro italiano
L'Eti pubblica un rapporto e invita le catene distributive a controllare gli approvvigionamenti
Il settore agricolo italiano, e in particolare quello del pomodoro, è stato preso di mira dalla Ethical Trading Initiative (ETI), un'alleanza con sede in Gran Bretagna che raggruppa aziende, sindacati e organizzazioni di volontariato che condividono un impegno per migliorare le condizioni di lavoro nel mondo. L'Eti ha pubblicato infatti uno studio approfondito per denunciare "lo sfruttamento dei lavoratori migranti per la produzione di pomodoro italiano". Uno sfruttamento che – spiega Nick Kightley dell'Eti – "è indissolubilmente legato al sistema del Caporalato" che, malgrado in Italia sia illegale dal 2011, continua a crescere: "La manodopera straniera è considerata cruciale per consentire al settore agricolo italiano di competere sui mercati globali. Eppure, in una gara per fare il più grande profitto possibile, le leggi sul lavoro vengono regolarmente ignorate".
"I pomodori sono i "gioielli della corona" dell'agricoltura italiana e sono importanti per le esportazioni agricole dell'Italia, che è il terzo più grande produttore mondiale di pomodori trasformati - sottolinea Kightley -. I pomodori italiani rappresentano il 60 per cento dei pomodori trasformati commercializzati nel Regno Unito. Anche se lo sfruttamento inizia dal cancello dell'azienda agricola, i retailer devono lavorare a tutti i livelli per garantire migliori condizioni per i lavoratori nei campi: le aziende del Regno Unito hanno potere e influenza; possono e devono agire". Da parte loro, "i trasformatori di pomodori, le Op e le cooperative italiane devono accettare la responsabilità per la due diligence ed il reporting interno sulle loro supply chain".
Clicca qui per scaricare il Rapporto "Counteracting exploitation of migrant workers in Italian tomato production"
Copyright 2015 Italiafruit News
I dati
Il rapporto evidenzia che i migranti sono tenuti a lavorare per tantissime ore al giorno guadagnando in media "il 40% in meno rispetto alle soglie minime legali" dell'Italia. Ufficialmente sono 116 mila i lavoratori agricoli stranieri in Italia, ma l'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi) dice che questa cifra sale a 500mila persone considerando i migranti regolari e quelli irregolari. L'Osservatorio Placido Rizzotto ha calcolato invece che nel 2014 oltre 100mila migranti extracomunitari hanno accettato condizioni di lavoro non dignitose mentre 400mila lavoratori agricoli (per l'80 per cento migranti) erano a rischio sfruttamento da parte dei caporali.Che cosa viene richiesto?
Nel rapporto l'Eti suggerisce ai gruppi distributivi del Regno Unito di effettuare subito una mappatura delle loro catene di approvvigionamento, privilegiando le aree a maggior rischio di sfruttamento dei lavoratori migranti e realizzando una valutazione sui salari pagati e ore lavorate. Per questo motivo l'Eti ha predisposto dei questionari e dei documenti di controllo da inviare ai fornitori italiani di pomodoro (pagina 18-19 dello studio) nell'intento di responsabilizzare socialmente le aziende."I pomodori sono i "gioielli della corona" dell'agricoltura italiana e sono importanti per le esportazioni agricole dell'Italia, che è il terzo più grande produttore mondiale di pomodori trasformati - sottolinea Kightley -. I pomodori italiani rappresentano il 60 per cento dei pomodori trasformati commercializzati nel Regno Unito. Anche se lo sfruttamento inizia dal cancello dell'azienda agricola, i retailer devono lavorare a tutti i livelli per garantire migliori condizioni per i lavoratori nei campi: le aziende del Regno Unito hanno potere e influenza; possono e devono agire". Da parte loro, "i trasformatori di pomodori, le Op e le cooperative italiane devono accettare la responsabilità per la due diligence ed il reporting interno sulle loro supply chain".
Clicca qui per scaricare il Rapporto "Counteracting exploitation of migrant workers in Italian tomato production"
Copyright 2015 Italiafruit News