Attualità
Imballaggi in plastica, dietro le quinte del Conai
Il presidente del Corepla Quagliuolo spiega i motivi dell’incremento a 188 euro a tonnellata
Approfondiamo con Giorgio Quagliuolo, Presidente del Consorzio Corepla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio e il Recupero degli Imballaggi in Plastica), il tema del Contributo ambientale obbligatorio CONAI sugli imballaggi in plastica, che dal 1° gennaio 2015 è aumentato a 188 Euro/Tonnellata.
Presidente, ci può sintetizzare le ragioni che stanno alla base dell'incremento del Contributo Ambientale obbligatorio CONAI sugli imballaggi in plastica? E qual è la situazione odierna a livello europeo?
Vorrei sottolineare, prima di ogni altra cosa, che il contributo Conai è l'applicazione del principio di "responsabilità estesa del produttore" stabilito dalla normativa vigente in base alla quale produttori ed utilizzatori di imballaggi devono assicurare il raggiungimento degli obiettivi di riciclo facendosi carico dei costi del sistema. Il contributo ambientale paga, in sintesi, un servizio che il consorzio rende alle aziende che possono, se lo ritengono, organizzarsi in sistemi autonomi ma a costi sicuramente maggiori. A differenza di altri paesi europei, in Italia questo avviene per opera di un consorzio non profit come Corepla e questo permette di mantenere il Contributo ambientale tra i più bassi d'Europa.
Venendo all'incremento del CAC vorrei ricordare che sono circa 7.300 i Comuni serviti e sono oltre 230 i milioni di euro riconosciuti dal Consorzio ai Comuni o ai loro operatori delegati a copertura dei maggiori oneri sostenuti per l'effettuazione dei servizi di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica.... E questo è il punto: se aumentano le quantità raccolte di imballaggi in plastica (nel 2013 si è registrato un +11%, nel 2014 un +8%) aumenta il corrispettivo versato da Corepla ai Comuni (vincolato dall'accordo quadro tra Anci e Conai recentemente rinnovato e previsto per legge) e dunque aumenta il CAC a copertura di questi maggiori costi (l'onere versato ai Comuni per la raccolta rappresenta il 55% dei nostri costi totali).
E' possibile fare economie di scala? E come si sta operando per garantire l'efficienza e l'efficacia del riciclo plastiche?
I vantaggi dell'economia di scala sono possibili se si parla di un'attività di produzione industriale. Nel caso degli imballaggi in plastica post consumo esiste invece un'ampia varietà di tipologie di plastiche che devono essere gestite a seconda delle loro caratteristiche. Per alcune di queste l'avvio a riciclo (dopo le necessarie e complesse operazioni di selezione a cui vengono sottoposti i rifiuti di imballaggio in plastica) è semplice e remunerativo, per altre invece oltremodo costoso, ivi compreso il recupero energetico.
Nel caso di Corepla parlerei di "deficit di catena" ovvero: all'aumentare delle raccolte differenziate aumentano i costi di raccolta, i costi di selezione (nel caso della plastica hanno grande incidenza), aumentano, non sempre, i ricavi della vendita di materiali riciclati e infine aumentano i costi di termovalorizzazione. Questo deficit di catena è a saldo negativo in quanto i ricavi non arrivano a ripianare i costi.
Semplificando: se da un lato all'aumentare della raccolta diminuisce la quantità di imballaggi conferiti in discarica o abbandonati nell'ambiente e si incrementa la produzione di materia prima seconda, dall'altro aumentano la quantità e la complessità delle operazioni per il Consorzio e dunque i costi. Da qui nasce l'esigenza di adeguamento del contributo Ambientale.
Vorrei anche aggiungere qualche "numero" del Consorzio a sottolineare l'efficienza e l'efficacia delle nostre azioni: nel 2014 la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è aumentata dell'8% nonostante la diminuzione dell'immesso al consumo. E' cresciuto anche il riciclo e si sono avute ricadute positive per l'intero settore che vede coinvolte centinaia di imprese e migliaia di lavoratori.
Ricordo inoltre il contributo Corepla al bilancio energetico nazionale: grazie al riciclo sono stati risparmiati oltre 7 miliardi di chilowattora di energia ed è stato possibile evitare l'immissione in discarica, con relativi costi, di oltre 20 milioni di metri cubi di rifiuti. Infine ricordo che Corepla è un Consorzio "leggero": le 60 persone che lo compongono (i costi di struttura pesano solo per il 3% sul totale dei costi) gestiscono i rapporti con gli oltre 7.300 Comuni che ci conferiscono 830.00 tonnellate di imballaggi in plastica che devono essere avviati presso i 33 Centri di selezione. Il materiale selezionato viene poi venduto a circa un centinaio di clienti. Si affiancano a quanto appena descritto anche le attività di R&S con Centri di ricerca nazionali, internazionali e Università, le iniziative di Comunicazione e sensibilizzazione rivolte alle istituzioni, ai cittadini e alle scuole e infine i rapporti con Associazioni del settore nazionali e internazionali. Il tutto svolto nella massima trasparenza e sostenibilità.
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Presidente, ci può sintetizzare le ragioni che stanno alla base dell'incremento del Contributo Ambientale obbligatorio CONAI sugli imballaggi in plastica? E qual è la situazione odierna a livello europeo?
Vorrei sottolineare, prima di ogni altra cosa, che il contributo Conai è l'applicazione del principio di "responsabilità estesa del produttore" stabilito dalla normativa vigente in base alla quale produttori ed utilizzatori di imballaggi devono assicurare il raggiungimento degli obiettivi di riciclo facendosi carico dei costi del sistema. Il contributo ambientale paga, in sintesi, un servizio che il consorzio rende alle aziende che possono, se lo ritengono, organizzarsi in sistemi autonomi ma a costi sicuramente maggiori. A differenza di altri paesi europei, in Italia questo avviene per opera di un consorzio non profit come Corepla e questo permette di mantenere il Contributo ambientale tra i più bassi d'Europa.
Venendo all'incremento del CAC vorrei ricordare che sono circa 7.300 i Comuni serviti e sono oltre 230 i milioni di euro riconosciuti dal Consorzio ai Comuni o ai loro operatori delegati a copertura dei maggiori oneri sostenuti per l'effettuazione dei servizi di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica.... E questo è il punto: se aumentano le quantità raccolte di imballaggi in plastica (nel 2013 si è registrato un +11%, nel 2014 un +8%) aumenta il corrispettivo versato da Corepla ai Comuni (vincolato dall'accordo quadro tra Anci e Conai recentemente rinnovato e previsto per legge) e dunque aumenta il CAC a copertura di questi maggiori costi (l'onere versato ai Comuni per la raccolta rappresenta il 55% dei nostri costi totali).
E' possibile fare economie di scala? E come si sta operando per garantire l'efficienza e l'efficacia del riciclo plastiche?
I vantaggi dell'economia di scala sono possibili se si parla di un'attività di produzione industriale. Nel caso degli imballaggi in plastica post consumo esiste invece un'ampia varietà di tipologie di plastiche che devono essere gestite a seconda delle loro caratteristiche. Per alcune di queste l'avvio a riciclo (dopo le necessarie e complesse operazioni di selezione a cui vengono sottoposti i rifiuti di imballaggio in plastica) è semplice e remunerativo, per altre invece oltremodo costoso, ivi compreso il recupero energetico.
Nel caso di Corepla parlerei di "deficit di catena" ovvero: all'aumentare delle raccolte differenziate aumentano i costi di raccolta, i costi di selezione (nel caso della plastica hanno grande incidenza), aumentano, non sempre, i ricavi della vendita di materiali riciclati e infine aumentano i costi di termovalorizzazione. Questo deficit di catena è a saldo negativo in quanto i ricavi non arrivano a ripianare i costi.
Semplificando: se da un lato all'aumentare della raccolta diminuisce la quantità di imballaggi conferiti in discarica o abbandonati nell'ambiente e si incrementa la produzione di materia prima seconda, dall'altro aumentano la quantità e la complessità delle operazioni per il Consorzio e dunque i costi. Da qui nasce l'esigenza di adeguamento del contributo Ambientale.
Vorrei anche aggiungere qualche "numero" del Consorzio a sottolineare l'efficienza e l'efficacia delle nostre azioni: nel 2014 la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è aumentata dell'8% nonostante la diminuzione dell'immesso al consumo. E' cresciuto anche il riciclo e si sono avute ricadute positive per l'intero settore che vede coinvolte centinaia di imprese e migliaia di lavoratori.
Ricordo inoltre il contributo Corepla al bilancio energetico nazionale: grazie al riciclo sono stati risparmiati oltre 7 miliardi di chilowattora di energia ed è stato possibile evitare l'immissione in discarica, con relativi costi, di oltre 20 milioni di metri cubi di rifiuti. Infine ricordo che Corepla è un Consorzio "leggero": le 60 persone che lo compongono (i costi di struttura pesano solo per il 3% sul totale dei costi) gestiscono i rapporti con gli oltre 7.300 Comuni che ci conferiscono 830.00 tonnellate di imballaggi in plastica che devono essere avviati presso i 33 Centri di selezione. Il materiale selezionato viene poi venduto a circa un centinaio di clienti. Si affiancano a quanto appena descritto anche le attività di R&S con Centri di ricerca nazionali, internazionali e Università, le iniziative di Comunicazione e sensibilizzazione rivolte alle istituzioni, ai cittadini e alle scuole e infine i rapporti con Associazioni del settore nazionali e internazionali. Il tutto svolto nella massima trasparenza e sostenibilità.
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