Attualità
Ragusa, monta la protesta dei produttori di ortaggi
Melanzane riversate in strada dai Forconi, lettere al Mipaaf. La7 si occupa della vicenda
Quintali di ortaggi buttati per strada: si alza di tono, in Sicilia, la protesta di Forconi, Movimento per i Diritti Agricoli e Comitato No Aste che, insieme a singoli agricoltori, hanno manifestato ieri in piazza Libertà a Ragusa riversando sull’asfalto ortaggi rimasti invenduti al Mercato ortofrutticolo di Vittoria: melanzane, peperoni, pomodorino, zucchine. La crisi dei produttori, denunciano gli operatori, è figlia dei prezzi alla produzione, ai minimi storici, che non permettono di portare avanti l'attività e fare fronte a spese e tasse.
I manifestanti si sono "accampati" sul terrazzo della sede della Camera di Commercio ragusana. "Agricoltori e consumatori vittime degli speculatori" recitava lo striscione che ha fatto da contorno alla protesta legata allo stato di grave crisi delle aziende produttrici, crisi che ha portato in vari casi al pignoramento della prima casa e dei beni strumentali all'esercizio d'impresa: questioni tra loro legate, ha ricordato il leader dei Forconi Mariano Ferro, in quanto la crisi delle aziende porta all'impossibilità di pagare mutui e scadenze. "Non si può lasciare morire l’economia dell'isola, non si può chiedere di pagare le tasse alla gente che non ha i soldi per vivere e che non guadagna più nulla”.
I promotori della protesta hanno chiesto al Governatore Crocetta di attivarsi per organizzare un incontro con i ministri della Giustizia, Andrea Orlando, e alle Politiche Agricole, Maurizio Martina, per fermare le aste giudiziarie. Chiesto un incontro anche al Prefetto di Palermo "perchè il tema è comune a tutte le province dell'isola".
A certificare la criticità della situazione, la recente lettera inviata dal vicepresidente del Consorzio Igp Pomodoro di Pachino, Massimo Pavan, allo stesso Martina in cui si chiede “la convocazione di un tavolo tecnico-istituzionale urgente per discutere interventi precisi per posizionare e valorizzare adeguatamente i prodotti a marchio, sgravare alcuni costi di produzione, controllare le politiche di cartello operate dalla grande distribuzione a danno dei prodotti di provenienza certa, controllata e certificata”.
Della grave situazione in cui versano i produttori siciliani si è parlato mercoledì scorso, 4 giugno, nel programma di La7 “La gabbia” in un servizio intitolato “Buttiamo il cibo per colpa dell’Ue”: il produttore Mario Incardona intervistato dal giornalista Nello Trocchia lamentava i prezzi irrisori offerti per le verdure lavorate (“10-15 centesimi al kg a fronte di costi non inferiori a 40-45 cents”) puntando il dito accusatore sugli accordi commerciali sottoscritti dall’Unione Europea con i Paesi del Sud del Mediterraneo, “causa di fenomeni di concorrenza sleale”. Altri produttori interpellati hanno accusato la Gdo di politiche “capestro” e spiegato che anche il costo di smaltimento degli ortaggi (nello specifico è stato mostrato un pomodoro cuore di Bue) è superiore a quanto potenzialmente percepito sul mercato.
Copyright 2014 Italiafruit News
I manifestanti si sono "accampati" sul terrazzo della sede della Camera di Commercio ragusana. "Agricoltori e consumatori vittime degli speculatori" recitava lo striscione che ha fatto da contorno alla protesta legata allo stato di grave crisi delle aziende produttrici, crisi che ha portato in vari casi al pignoramento della prima casa e dei beni strumentali all'esercizio d'impresa: questioni tra loro legate, ha ricordato il leader dei Forconi Mariano Ferro, in quanto la crisi delle aziende porta all'impossibilità di pagare mutui e scadenze. "Non si può lasciare morire l’economia dell'isola, non si può chiedere di pagare le tasse alla gente che non ha i soldi per vivere e che non guadagna più nulla”.
I promotori della protesta hanno chiesto al Governatore Crocetta di attivarsi per organizzare un incontro con i ministri della Giustizia, Andrea Orlando, e alle Politiche Agricole, Maurizio Martina, per fermare le aste giudiziarie. Chiesto un incontro anche al Prefetto di Palermo "perchè il tema è comune a tutte le province dell'isola".
A certificare la criticità della situazione, la recente lettera inviata dal vicepresidente del Consorzio Igp Pomodoro di Pachino, Massimo Pavan, allo stesso Martina in cui si chiede “la convocazione di un tavolo tecnico-istituzionale urgente per discutere interventi precisi per posizionare e valorizzare adeguatamente i prodotti a marchio, sgravare alcuni costi di produzione, controllare le politiche di cartello operate dalla grande distribuzione a danno dei prodotti di provenienza certa, controllata e certificata”.
Della grave situazione in cui versano i produttori siciliani si è parlato mercoledì scorso, 4 giugno, nel programma di La7 “La gabbia” in un servizio intitolato “Buttiamo il cibo per colpa dell’Ue”: il produttore Mario Incardona intervistato dal giornalista Nello Trocchia lamentava i prezzi irrisori offerti per le verdure lavorate (“10-15 centesimi al kg a fronte di costi non inferiori a 40-45 cents”) puntando il dito accusatore sugli accordi commerciali sottoscritti dall’Unione Europea con i Paesi del Sud del Mediterraneo, “causa di fenomeni di concorrenza sleale”. Altri produttori interpellati hanno accusato la Gdo di politiche “capestro” e spiegato che anche il costo di smaltimento degli ortaggi (nello specifico è stato mostrato un pomodoro cuore di Bue) è superiore a quanto potenzialmente percepito sul mercato.
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