Agrumi, Sos frammentazione

Aziende italiane troppo piccole per competere. E le superfici scendono

Agrumi, Sos frammentazione
L'elevata frammentazione delle aziende agricole è uno dei limiti principali del settore agrumicolo italiano. Non è certo una novità. Ma è ormai giunto il momento di fare di più se il comparto vuole avere un futuro sereno. Lo ha ribadito Piermichele La Sala, professore associato in Economia e Politica agraria dell'Università di Foggia, durante la 24esima “Giornata di agrumicoltura”, organizzata ieri dall'Alsia (Agenzia lucana di sviluppo e d’innovazione in agricoltura) in diretta Facebook. 

In Italia, secondo i dati Ismea, operano oltre 61mila imprese che producono agrumi, con una dimensione media aziendale che si attesta a soli 2,5 ettari. La frammentazione è dunque strutturale, ma ciò si scontra con un mercato sempre più globale e globalizzato e a costi di produzione crescenti.

Nel corso dell’incontro, a cui ha partecipato anche Carmelo Mennone, responsabile dell’Azienda sperimentale Pantanello dell’Alsia, La Sala ha quindi voluto ricordare l’importanza dell’aggregazione sia per organizzare una offerta standardizzata (“controllando quantità e qualità”) e migliorare la competitività, sia per poter sfruttare a pieno le opportunità offerte dalla politica europea ma anche nazionale e regionale.



Il settore italiano degli agrumi viene tra l’altro da dieci anni non facili, caratterizzati da problemi fitosanitari (Tristeza in primis) e diverse crisi di mercato, che hanno portato ad un calo importante delle superfici. “Nell’ultimo decennio, il nostro Paese ha perso il 16% delle superfici coltivate ad agrumi, le quali sono passate dai 172mila ettari del 2010 ai 145mila del 2019 - ha sottolineato il Professore dell'Università di Foggia - La contrazione più importante si registra per l'arancio con il -19% (quasi 83mila ettari), seguito dal limone (-14%, circa 26mila ettari) e da clementine e mandarini (-9%, circa 35mila ettari).

In ottica futura, le prospettive per il comparto agrumicolo nazionale sono però abbastanza chiare. “Bisogna puntare sull’innovazione, mirata all’introduzione di nuove varietà adatte agli specifici areali, e migliorare significativamente la concentrazione e l’organizzazione dell’offerta, soprattutto dinanzi alla frammentazione strutturale che non consente a tantissime aziende di poter competere sul mercato. I problemi della competitività, della programmazione e dell'organizzazione non si risolvono infatti con interventi di emergenza, con il prezzo garantito o con l'assistenzialismo".  

“Occorre, infine, migliorare l’utilizzo degli strumenti offerti dalla politica agricola: da questo punto di vista, abbiamo due grosse opportunità da cogliere: la nuova Pac 2021/27, con i nuovi Piani Strategici Nazionali, ed il Green Deal Europeo con la strategia Farm to Fork”, ha concluso La Sala.

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