Attualità
Agromafie e caporalato, i numeri del rapporto
Sono 180mila i lavoratori in agricoltura in Italia particolarmente vulnerabili e quindi soggetti a fenomeni di sfruttamento e caporalato. E' uno dei dati che emerge nel V Rapporto Agromafie e caporalato dell'Osservatorio Placido Rizzotto/Flai Cgil, presentato questa mattina, che fotografa con nuovi parametri rispetto alle passate edizioni, lo sfruttamento lavorativo a 360 gradi degli ultimi due anni nel settore agroalimentare.
Concentrato su diversi aspetti che offrono una visuale sfaccettata del fenomeno, il Rapporto evidenzia luci e ombre delle ultime disposizioni normative a partire dalla legge 199/2016 contro il caporalato. Per comprenderne l'efficacia, sono stati analizzati 260 procedimenti penali riguardanti tutti i settori, da cui emerge come lo sfruttamento non si concentri nel Meridione, visto che 143 non riguardano il Sud Italia.
Il Veneto e la Lombardia, infatti, con le Procure di Mantova e Brescia, sono le Regioni che seguono più procedimenti; così le Procure dell'Emilia-Romagna e quelle del Lazio, Latina al primo posto, nonché della Toscana con Prato. Tra i procedimenti esaminati l'agricoltura è il settore più rappresentato con 163.“Un Calendario delle colture e dei relativi fabbisogni di lavoro agricolo, per garantire: alle imprese la manodopera di cui hanno bisogno e ai lavoratori un contratto regolare: un vero e proprio Osservatorio del fabbisogno agricolo, per cui abbiamo stanziato 150mila euro complessivi per il triennio 2020-2022 attraverso il riparto dei fondi del Mipaaf.” Così la ministra Teresa Bellanova nel corso della presentazione del V Rapporto Agromafie e Caporalato curato dall’Osservatorio Placido Rizzotto. “È la prima volta, ci tengo a dirlo, che il Ministero impegna risorse direttamente per uno studio con queste finalità del mercato del lavoro agricolo e per la prevenzione del caporalato”, ha voluto sottolineare la ministra. “Un aggiornamento dei fabbisogni indispensabile, per la cui redazione abbiamo avviato un lavoro con il Crea al fine di costruire un primo impianto da condividere con le organizzazioni agricole e poi aggiornare di anno in anno”.