Spesa alimentare, ecco i trend protagonisti

Con The European House-Ambrosetti focus su prodotti sostenibili, bio e a residuo zero

Spesa alimentare, ecco i trend protagonisti

Negli ultimi anni la sostenibilità ha guadagnato un ruolo da protagonista nel carrello degli italiani, con un mix di significati che parte dalla responsabilità sociale d’impresa fino alla gestione delle risorse, passando per le etichette ‘parlanti’ o ancora per prodotti biologici e a residuo zero, fino alla consapevolezza del consumatore. Ma i trend di acquisto come si stanno sviluppando negli ultimi tempi tra crisi internazionale e scenario inflativo? Li abbiamo analizzati con l’aiuto di Benedetta Brioschi, responsabile scenario food&retail e sustainability per The European House-Ambrosetti.

Com’è ad oggi l’approccio dei consumatori ai prodotti sostenibili? 
La sostenibilità si conferma nel 2021 una delle tendenze più ricercate e apprezzate dai consumatori per i propri acquisti alimentari. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel corso del 2021, il mercato dei prodotti che comunicano attenzione alla sostenibilità tramite loghi ed etichette realizza 12,5 miliardi di Euro di fatturato (8,7% del Food&Beverage italiano). 
Il comparto dei prodotti agroalimentari sostenibili cresce del +8,8% in fatturato negli ultimi due anni. La performance del comparto è trainata dalla crescita di prodotti con etichettatura di dimostrazione di impegno alla responsabilità sociale dell’azienda (+13,4% il fatturato dal 2019), seguita da prodotti proclamatori di management sostenibile delle risorse (+12,0%), da etichettature di sostenibilità nei processi di allevamento e coltivazione agricola (+6,8%) e di benessere animale (+6,5%), a completamento delle dimensioni sostenibili.
La crescita risulta particolarmente accentuata nel periodo pandemico da COVID-19, dal 2019-2020, in un range da +4,9% per le etichettature di impegno verso il benessere animale a +9,6% per la responsabilità sociale dell’azienda, a dimostrazione di una consapevolezza e attenzione rafforzata del consumatore nei confronti della sostenibilità, soprattutto in un momento di crisi sanitaria.

In questo contesto internazionale ed economico difficile, il ruolo della sostenibilità è ancora centrale?
La transizione sostenibile è un impegno sempre più richiesto dai principali interlocutori della filiera, i consumatori in primis. Infatti, il 69% degli italiani considera la sostenibilità un tema molto sentito nel 2021, un valore in crescita di +21 p.p. rispetto al 2015. L’ingaggio per una transizione sostenibile della filiera agroalimentare italiana deve essere accolto dalle aziende, in quanto anche gli investitori lo considerano il 3° target prioritario nelle scelte di definizione di un portafoglio finanziario (fonte: survey agli investitori istituzionali realizzata dall’Osservatorio Corporate Govervance di The European House – Ambrosetti). 
Un punto di attenzione è la congiuntura economica attuale. L’inflazione ha toccato  l’8,9% a settembre, un livello che non si vedeva da dicembre 1985, con impatti su tutta la filiera. In un contesto in cui il potere d’acquisto delle famiglie italiane è in contrazione negli ultimi trent’anni (l’Italia è l’unico Paese OCSE in cui i salari si sono ridotti negli ultimi 30 anni), l’inflazione avrà effetti asimmetrici: la spesa “incomprimibile” pesa 20 punti percentuali in più sul bilancio familiare.

Che trend stanno vivendo le referenze biologiche e quelle a residuo zero?
All’interno della dimensione di sostenibilità dei processi agricoli, rientrano i prodotti contrassegnati da etichettatura biologica, che hanno totalizzato 2,2 miliardi di Euro di vendite nel 2021, crescendo del +2,9% dal 2019 e +0,1% nell’ultimo anno. A fronte di un rallentamento in alcune categorie come yogurt, confetture e marmellate, e uova, altre hanno accresciuto la propria ricettività come i fuori pasto salati, incoraggiati dalle nuove dinamiche di lavoro agile e smart working.
Nell’ultimo anno è proseguita la crescita dei prodotti definiti a “residuo zero”, che hanno continuato ad aumentare il proprio giro d’affari del +5,6% nel 2021 rispetto all’anno precedente, consolidando l’eccezionale risultato ottenuto dal 2019 al 2020 di +41,3% in fatturato. I prodotti a “residuo zero” hanno incassato 109 milioni di Euro nel 2021.

I claim salutistici funzionano ancora o c’è una certa assuefazione tra i consumatori?
Il mercato dei prodotti salutistici si declina in: basso contenuti di zuccheri, produzioni free-from (senza lattosio e senza glutine), preparati vegetali e prodotti proteici. Secondo le rilevazioni Ufficio Studi Coop, i nuovi prodotti che entrano maggiormente nel carrello dei consumatori sono legati all’alimentazione sportiva (+122% rispetto al 2019), latte fermentato (+111%) e salumi vegetali (+108%).
I prodotti salutistici per la prima colazione crescono anche nell’ultimo anno registrando, nelle proprie tre dimensioni: +6,0% di fatturato per i prodotti senza lattosio, +5,9% per quelli con pochi zuccheri e +5,9% per quelli senza zuccheri aggiunti. Esponenti di rilievo di questa categoria sono yogurt funzionali, bevande vegetali, latte UHT ad alta digeribilità, merendine e confetture spalmabili senza zuccheri.
Il salutismo all’interno dei primi piatti è associato a prodotti senza glutine, anche questi in crescita media di fatturato dell’ultimo anno di +5,9%, raggiungendo i 62 milioni di Euro di fatturato.
Il comparto più dinamico nel 2021 si riferisce ai fuori pasto che cresce del +13,8% nell’ultimo anno, trainato da prodotti senza lattosio che vedono un aumento dei ricavi del +44,7%.