«Senza programmazione si finisce nel baratro»

Forniture, concorrenza e prezzi fissi: le strategie per una nuova filiera

«Senza programmazione si finisce nel baratro»

I problemi del settore ortofrutticolo sembrano concentrarsi in determinate fasi della filiera: come abbiamo scritto nel mese scorso, alcune volte la colpa è attribuita alla distribuzione (clicca qui per approfondire ), altre volte il capro espiatorio sono i produttori (clicca qui per leggere la notizia).
Negli ultimi mesi in particolare, la programmazione sembra aver scalzato l’aggregazione come soluzione indicata dagli operatori per risolvere i mali del settore ortofrutticolo: i produttori arrivano ad affermare “fateci produrre di meno” a differenza dei distributori che invece dicono “fateci spendere di meno”, che andrebbe parafrasato in “finitela coi rincari”.

Manca un punto di incontro tra gli attori della filiera e manca anche un contesto in cui generare proficue azioni lungo la stessa. Un buona base di partenza sarebbe ragionare insieme sulla programmazione, quel processo in cui il produttore coltiva una determinata superficie in base ad un accordo preso precedentemente con il cliente, il quale gli ha fornito i quantitativi di massima in base allo storico. Seguendo le logiche dell’industria, si identifica un prezzo di cessione di quel bene che rimane fisso durante tutta la campagna. 
A livello teorico sembra tutto facile ma per l’ortofrutta fresca non è così, soprattutto nelle specie a coltivazione annuale, come gli ortaggi. Soprattutto per questi prodotti è difficile garantire un’ offerta costante: il meteo può far saltare il banco in men che non si dica provocando eccessi o carenze di offerta dall’oggi al domani, con i prezzi che viaggiano sull’ottovolante.

Questo porta il distributore a diversificare il parco fornitori per evitare di restare a piedi ma anche per metterli in concorrenza fra loro. La concorrenza fra i fornitori provoca distorsioni: ogni produttore per aumentare la sua quota è pronto a fare di tutto, anche a “svendere” il prodotto, soprattutto se non è stato attento a pianificare la produzione o se un cliente banalmente compra meno del previsto. 
Così facendo si vedono listini molto diversi fra loro con i distributori che non sanno bene chi stia speculando o meno. 

Prezzi fissi, una possibile soluzione
Un prezzo fisso di campagna, con promozioni effettuate durante i periodi di maggior offerta, potrebbe dimostrarsi una soluzione che porta beneficio ad entrambe le parti. Così facendo però il produttore si dovrebbe accontentare di un prezzo basso quando il mercato è in rialzo mentre il distributore dovrebbe accettare prezzi alti quando il mercato sta crollando. 
Inoltre, la distribuzione - in un contesto di crescente incertezza dei consumi - cercherà sempre di più di avere ordini in AxA, anche per referenze che potrebbero essere gestite con diversi giorni d’anticipo (vedi IV gamma). Questo stressa ulteriormente la filiera e i produttori sono alla mercé di ordini giornalieri che possono andare da 0 a 100. In pratica ogni mattina è un film diverso, con l’impossibilità di ottimizzare le risorse. 

La via dei discount
Nel difficile contesto economico si inseriscono anche i Discount che gestiscono meno referenze ed hanno la tendenza (soprattutto quelli tedeschi) a programmare la campagna con i fornitori e condividere indicativamente gli acquisti settimanali. Così facendo il produttore di norma vende volumi più consistenti e ottimizza la gestione interna in quanto riesce a programmare la manodopera. 
Ovviamente, non mancano i Discount che puntano solo a cercare il prezzo più conveniente mettendo in concorrenza i fornitori. Ad ogni modo i Discount non hanno inviato appelli come quello di ADM (leggi in proposito questo articolo), ma contestualmente, nei primi 9 mesi del 2022, hanno aumentato i prezzi di più (+7.2%) rispetto ai supermercati (+5.4%). In sostanza, partendo da una base prezzo più bassa, potevano vantare un margine per aumentare i prezzi senza essere penalizzati come competitività.
In questo contesto, il produttore dovrebbe effettivamente produrre di meno, ma con cognizione di causa perché se l’agricoltore A produce meno, ma il vicino B produce di più, siamo da capo. 
Se invece A+B producessero un po’ meno di quello che serve al mercato riuscirebbero a mantenere delle quotazioni interessanti per un determinato prodotto (che è poi la logica dei club varietali). 
Addirittura, se A+B iniziassero a comprare i mezzi tecnici assieme e a ottimizzare il parco macchine, produrrebbero una riduzione dei costi che, probabilmente, stupirebbe loro stessi. Invece, di solito accade che A spera che B vada male e viceversa, con il risultato che entrambi ne escono sconfitti. Pertanto, la soluzione non può che essere programmazione più aggregazione.