Il meglio di IFN
Rilancio dei consumi di frutta: partiamo dal brix minimo garantito
Il paradosso di meloni dolcissimi invendibili e nettarine da oreficeria immangiabili
Quanto accaduto a Fabrizio Pattuelli nel testare le albicocche in questa fase di lancio della frutta estiva e che potete leggere su IFN di oggi (clicca qui per leggere l’articolo completo) mi ha fatto riflettere su una delle cause principali della continua debacle nei consumi di frutta estiva: l’insoddisfazione al palato. Cessate le preoccupazioni da raffreddore, che spingono verso le arance anche quando non sono ineccepibili, o le voglie di togliersi il medico di torno afflitti dai malanni invernali, che ci spingono verso la classica mela giornaliera anche oltre la soddisfazione che procura, con l’arrivo della bella stagione (finalmente!) viene voglia di dolcezza, che va a braccetto con zucchero, senza dimenticare un’acidità equilibrata, che dà al prodotto quella freschezza indispensabile per lasciare la bocca pulita e far venire voglia di un bis.
Purtroppo, albicocche e ciliegie con 10 gradi brix e tanta acidità non possono servire allo scopo come non lo possono fare le nettarine gialle italiane che ho comprato sabato al supermercato perché, anch’esse – forse per solidarietà – non si muovevano da quel 10 che – senza ombra di dubbio – è un valore troppo basso per poter dare un gusto soddisfacente. Se a questo aggiungiamo che, per un calibro A, ho speso oltre 6 euro al kg, cioè poco meno di 1 euro a nettarina, non ho difficoltà a spiegarmi come i tanti che hanno fatto la mia stessa esperienza – indotti in errore anche dalla esposizione in prima battuta della referenza – staranno alla larga dalle nettarine, almeno per un po’.
Dove abito sabato mattina è piovuto, per cui i bei meloni retati siciliani presenti in assortimento non hanno fatto furore – almeno da quello che ho potuto vedere alle casse – mentre io, sapendo che sono di ottima qualità, ne ho comprati un paio. Il rifrattometro ha sentenziato 16,5 per uno e 15,5 per l’altro, con buona soddisfazione dei miei due ospiti a pranzo e bella figura per me alla cifra di 5,48 euro, ovvero 2,88 euro al kg, che non li rende a buon mercato in assoluto ma di certo rispetto al prodotto precedente.
Dopo pranzo ho fatto una riflessione che vorrei condividere con Voi: il brix non è tutto per valutare un frutto zuccherino ma da già un buon orientamento. Con un po’ di comunicazione non pensate che potremmo eliminare queste paradossali asimmetrie sul mercato semplicemente obbligando produttori e distributori ad indicare il brix minimo garantito dei prodotti in vendita? Forse non risolveremmo completamente il problema della qualità gustativa della frutta zuccherina ma, credo, potremmo migliorarla notevolmente.