Pachino, dopo l’alluvione inizia la conta dei danni

Il presidente del Consorzio Igp: «Serre inondate, si teme una recrudescenza della peronospora»

Pachino, dopo l’alluvione inizia la conta dei danni

Fine settimana turbolento a Pachino, cuore pulsante della serricoltura siciliana, colpito da un’alluvione che in poche ore ha inondato la cittadina e anche le campagne, causando non pochi danni.
“Le aziende agricole dell’areale non sono state risparmiate dalla pioggia, soprattutto le serre collocate in zone più scoscese hanno subito particolarmente la furia dell’acqua”. Così commenta l’alluvione Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio di tutela del pomodoro di Pachino Igp.

“Ancora stiamo facendo la conta dei danni - afferma Fortunato - ma sarà davvero complesso tirare le somme perché l’alluvione si porterà dietro danni con effetto a lungo termine. La grande quantità di acqua che ha invaso le strutture ha stressato il terreno e le piante, ad esempio si teme un acutizzarsi delle problematiche legate alla peronospora”.
Intanto il Comune ha chiesto lo stato di calamità per supportare la popolazione e le aziende, che da tempo fanno i conti con un altro grande problema, ovvero l’aumento dei costi di produzione.

Un momento complesso - dichiara il presidente - le bollette stressano le aziende che si trovano in difficoltà di fronte gli aumenti dell’energia elettrica. Dati alla mano possiamo constatare che un’azienda che irriga 6 ettari di serre pagava solitamente intorno agli 800-1200 euro al mese, mentre oggi le bollette schizzano a 8 mila euro. Una situazione insostenibile e adesso bisogna far fronte anche al disastro alluvionale”.
Il Consorzio si sta battendo per fare fronte a queste problematiche e tutelare le imprese anche attraverso un confronto costante con Coldiretti e Confagricoltura e CIA.
“Siamo all’inizio della stagione e i volumi sono limitati – precisa Fortunato – il prezzo al kg del pomodoro Pachino è già basso ma quando i quantitativi aumenteranno crediamo che le quotazioni potrebbero abbassarsi ulteriormente; quindi, se non ci sarà un consumo adeguato il rischio sarà di una crisi non indifferente”.