Olive da mensa, un’annata nefasta

In Puglia produzioni assediate dalla mosca

Olive da mensa, un’annata nefasta

In Puglia la campagna delle olive da mensa non segue il trend positivo del 2021 e si sta vivendo un’annata che riserva più di una difficoltà: i volumi che scendono vertiginosamente e i costi di produzione aumentano. A raccontare a IFN l’aria che tira tra gli uliveti pugliesi è il produttore Vincenzo Perrini, che coltiva 45 ettari dedicati perlopiù alla varietà Leccino. “Dopo un 2021 di carica fiorale quest’anno le produzioni sono state più contenute - afferma Perrini – e questo è dovuto alla naturale alternanza del ciclo vegetativo. Ma le gelate tardive che si sono abbattute ad aprile hanno compromesso buona parte della produzione e dopo circa un mese il grande caldo che ha infuocato le campagne ha portato la siccità: un quadro che sì è presentato per diversi mesi e che ha condizionato negativamente l’annata”.

A settembre nelle campagne del tarantino si è valutato un calo produttivo di circa il 20-30%, ma le percentuali si sono ulteriormente aggravate con gli attacchi dei parassiti. “La mosca dell’olivo - racconta Perrini – sfruttando il clima caldo umido ha proliferato, facendo registrare un numero elevato di attacchi”.
“Abbiamo messo in conserva un terzo dei volumi rispetto all’anno scorso; quindi, possiamo parlare di un risultato disastroso e dobbiamo garantire le forniture per i clienti. Un danno di lungo periodo, perché accelera il processo di sostituzione del prodotto italiano con quello estero, Grecia e Portogallo sono i competitors che hanno le potenzialità migliori per sostituire la merce nostrana”.

Il produttore non nasconde le preoccupazioni, che non si limitano all’ambito strettamente agronomico. 
“Abbiamo registrato un incremento dei costi del 25%, nonostante gli input siano stati ridotti a causa delle produzioni inferiori. L’eliminazione del principio attivo Dimetoato ha poi complicato la lotta alla mosca e vi è da dire che in altri Paesi è ancora utilizzato – conclude Perrini – Una situazione avvilente per i produttori, è impensabile limitare l’utilizzo di altre molecole entro il 2030”.