Lavorare in agricoltura? Meglio fare l'influencer

L'indagine di Federmeccanica mostra che il lavoro agricolo è apprezzato solo dal 24,7% degli italiani

Lavorare in agricoltura? Meglio fare l'influencer

Il contadino è un lavoro poco ambito, meglio puntare a diventare blogger o influencer. Sinceramente non c’è da stupirsi sui risultati dell’indagine “Community”, promossa da Federmeccanica su un campione di 1.200 italiani, che ha messo in luce le nuove tendenze in ambito lavorativo fra i nostri connazionali.
 

Il lavoro agricolo è apprezzato dal 24,7% degli intervistati ma, con un risultato più che doppio, troviamo influencer e blogger (43,6%) e le figure del dirigente e del manager si staccano sideralmente (82%), assieme a quella dell’imprenditore (72,3%). Ad essere precisi, anche l’agricoltore è un imprenditore, ma di sicuro questa equazione non passa per l’anticamera del cervello al cittadino medio.
 

Unica magra consolazione è vedere operai e commessi dietro agli agricoltori con, rispettivamente, il 20,8 e 18,4% delle preferenze. Probabilmente c’è la percezione che il lavoro all’aperto sia “migliore” rispetto a lavorare tutto il giorno chiusi dentro quattro mura.
 

Interessante notare come quasi la metà delle persone occupate ritiene o intende cambiare lavoro nel prossimo futuro, in prima battuta per aumentare il reddito, ma la maggioranza per conciliare il tempo lavorativo con la vita familiare. Altro elemento che di certo non gioca a favore del lavoro agricolo, dove spesso si deve lavorare da prima del sorgere a dopo del calar del sole, è la soddisfazione economica non è proporzionata agli sforzi compiuti. Tuttavia, ci sono alcune attività agricole che sicuramente hanno un appeal superiore. Pensiamo, per esempio, al viticoltore. In questo caso buona parte delle operazioni colturali sono meccanizzate, la vendemmia avviene solitamente in momenti della stagione (fine estate) dove stare all’aria aperta è un piacere ed il prodotto finale spesso remunera ampiamente degli sforzi fatti, e, se sei bravo, non sei visto come un povero zoticone, ma come un “figo” che sa consigliare sempre il vino giusto.
 

Pertanto, se vogliamo che le nuove generazioni si avvicinino all’agricoltura, o nel nostro caso all’ortofrutticoltura, occorre alzare l’asticella del percepito. In questo caso la tecnologia ci dà una grande mano in quanto oramai i nostri frutteti sono diventati laboratori a cielo aperto, fra droni, sensori, impianti automatizzati, senza dimenticare carri raccolta sempre più sofisticati (la raccolta robotizzata è solo questione di tempo) e trattrici comparabili a “navicelle spaziali”. I tempi dell’aratro trainato da buoi sono lontani anni luce (anche se sono passati solo 60 anni), ma se non lo facciamo sapere ai nostri connazionali il settore è destinato al declino.