«Distribuzione, siamo alla ricerca del nostro Messi»

Santambrogio (ad Gruppo Végè) fa il punto su trend, consumi e inflazione

«Distribuzione, siamo alla ricerca del nostro Messi»

 La distribuzione è ancora alla ricerca del suo Messi. Ha usato un paragone calcistico Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del gruppo Végé, per descrivere la situazione che sta vivendo il settore del retail intervenendo ieri al webinar Calcio&Mercato di Edizioni Turbo/Frimedia, insieme ad Angelo Frigerio e Luigi Rubinelli. 

A mancare sono le caratteristiche di un vero e proprio fuoriclasse, che sappia distinguersi sugli altri disegnando un nuovo scenario. “Tutti professano il 2022 come l’anno dei discount ma consideriamo che le loro vendite a volume sono cresciute solo dell’1,3%”. Secondo Santambrogio vanno evitate le cosiddette profezie autoavveranti: “Se tutti nella business community diciamo che aumenta il pubblico dei discount, i consumatori finiscono per andarci veramente. Io apprezzo la capacità dei discount di fare retail e la capacità di interpretare il mercato, di creare punti vendita esteticamente piacevoli (in alcuni casi anche più dei supermercati) ma da qui a dire che sono come gli Dei dell’Olimpo ne passa, io - ad esempio – con questa divinizzazione non sono d’accordo. È certamente vero che noi attori dei format più tradizionali per il nostro paese li temiamo ma è anche vero che i consumatori si sono abituati nei nostri negozi ad una ampiezza di assortimento che di certo non si trova nei discount. Una cosa è certa: i discount sono un’arma rifugio che il consumatore può usare in questi tempi di ristrettezze economiche”.

Santambrogio è intervenuto anche sul calo dei consumi: “siamo preoccupati perché tutti superficialmente vanno a guardare soltanto il fatturato, che in questo periodo è stra-pompato dall’inflazione. Misurare le performance delle imprese in queste condizioni non conduce sicuramente ad analisi veritiere”. Infatti, le cose non vanno bene in termini di volumi “ma per fare bene i conti bisogna uniformare le quantità rispetto a diverse unità di misura ed è un'operazione davvero complessa, per cui non è facile maneggiare dati confidenti. Quello che posso dire è che i clienti stanno comprando di meno nelle loro nuove dinamiche comportamentali, ovvero registriamo consumi inferiori, ma aumenta la frequenza di acquisto. Allo stesso tempo diminuisce anche il valore della merce (dal premiumness al mainstream o dal mainstream al primo prezzo) e, perciò, se cala anche l’euro/pezzo siamo preoccupati. In generale, quindi, bisogna andare in profondità e non fermarsi solo all’aspetto inflattivo delle vendite”.

Sul rapporto tra inflazione e listini, l’ad di Gruppo Végé ha sottolineano l’importanza di un dialogo con il comparto industriale: “Una volta tanto ragioniamo di sistema e non di singole aziende – ha detto – per cercare di rallentare, e non di bloccare, l’aumento dei listini. Se dovessimo scaricare tutti gli aumenti sui consumatori, allora l’inflazione potrebbe superare il 20% ma serve un atto di riflessione per capire come e se aumentare i listini alla luce di ciò che potrebbe generare sui consumi”.
E continua: “La mia sensazione è che ci sia ritrosia nel non accettare i nuovi listini per il timore di una mancata consegna. Ma è già accaduto e potrà succedere anche in futuro, fa parte del ‘gioco’ negoziale. Noi vogliamo che il listino venga accettato con una negoziazione: se dobbiamo essere titubanti per questa consecutio (listino non accettato, consegna merci bloccata) rischiamo di avere il danno oltre alla beffa: ovvero prezzi aumentati ma anche rotture di stock a scaffale. E sappiamo bene come, in queste condizioni, potrebbe verificarsi un ulteriore calo dei consumi. Speriamo in un segnale di saggezza da parte dell’industria per portare avanti le nuove negoziazioni”.