Le nuove priorità del breeding

Il prof Lugli: "Ecco cosa aspettarsi dall'innovazione varietale"

Le nuove priorità del breeding
Più valore all'ortofrutta, ma come? Con il sondaggio effettuato real time durante il Macfrut - una prosecuzione di Think Fresh - abbiamo voluto tastare il polso alla filiera (clicca qui per leggere i risultati): è emerso come il gusto della frutta sia il fattore centrale attorno a cui far ruotare lo sviluppo del comparto.

Le evidenze dell'indagine stanno alimentando un dibattito costruttivo (clicca qui l'articolo) che vede il gusto in primo piano. Ma il gusto nasce anche da un percorso di innovazione varietale e su questo tema abbiamo quindi interpellato Stefano Lugli dell’Università di Modena e Reggio Emilia.


Stefano Lugli, al centro, durante la presentazione dell'International Cherry Symposium

"Una nuova varietà la vedo bene quando riesce a garantire il giusto reddito per il produttore, parlo quindi di quantità e prezzo, e soddisfare il consumatore sul fronte della qualità e della salubrità", questa la premessa del prof, tra i promotori dell'International Cherry Symposium (clicca qui per leggere la notizia).

"Questo lo puoi fare indifferentemente con una Stanley o una Metis, con una Golden o una Pink Lady, con una Abate o una Fred. Oggi il vero valore aggiunto dell'innovazione varietale dovrebbe riguardare aspetti come le resistenze a stress biotici e l'adattamento ai cambiamenti climatici. La qualità e la estetica dei frutti non sono più una priorità del breeding. Ma per avere resistenze e tolleranze - evidenzia il professore - servirebbero le nuove tecnologie di breeding".

"La qualità non è l'obiettivo - prosegue Lugli - La qualità della nostra frutta c'è già. Ciò che manca, ed è inconcepibile, è perché tanti bravi produttori che vorrebbero produrre frutta di alta qualità sono sottomessi a logiche di mercato che nulla hanno a che vedere con la qualità che noi consumatori chiediamo e paghiamo. Questo è il problema".

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