Uva fragola piemontese, un consorzio per svilupparsi

Sperimentazione, biologico e calendario produttivo tra i fattori di crescita dei produttori

Uva fragola piemontese, un consorzio per svilupparsi
Una varietà rustica e un nome che deriva dal caratteristico aroma di fragola. L’uva fragola piemontese sta conoscendo un buono sviluppo, testimoniato anche dalla creazione di un apposito consorzio di tutela e valorizzazione.

“Il consorzio è nato questa primavera da collaborazioni già esistenti da anni – spiega a Italiafruit News Francesco Imberti, commerciale dell’azienda F.lli Castellino e coordinatore del consorzio – al momento siamo un nucleo di 5 aziende, destinate a crescere in futuro. Abbiamo voluto iniziare questo percorso per valorizzare un prodotto che in Piemonte trova le caratteristiche pedoclimatiche ideali. Appena saremo in bassa stagione, avremo modo di mettere in fila idee e progetti per i prossimi anni”.



All’interno del consorzio le attività sono regolate da un disciplinare di produzione e da un coordinamento tecnico: “I soci si scambiano informazioni sulla coltura, innovano la produzione e sperimentano nuove varietà che permettano di allungare il calendario produttivo - continua Imberti - Per il futuro speriamo anche di valorizzare ulteriormente la nostra uva fragola tramite specifiche certificazioni”.

Per ora il calendario produttivo copre un periodo che va da metà agosto fino a inizio ottobre. Le coltivazioni sono distribuite su circa 30 ettari per una produzione media di 200-300 tonnellate annue, a cui si aggiungono i nuovi impianti che entrano in produzione quest’anno.
“I volumi dipendono sempre dalle annate – sottolinea il coordinatore – per esempio quest’anno abbiamo dovuto fare i conti con la siccità e con la grandine, che ha colpito le nostre coltivazioni a macchia di leopardo. In ogni caso i danni sono pochi e non assomigliano minimamente a quelli subiti dalle drupacee”.



Gli impianti di uva fragola sul territorio piemontese sono tutti scoperti. “Si tratta di una varietà rustica e resistente - specifica Imberti - significa che necessita di meno trattamenti rispetto all’uva convenzionale e resiste anche a situazioni di stress come la mancanza d’acqua. Inoltre, dovendo trattare di meno, ha pochi residui e rappresenta una coltura sostenibile”.

I produttori dedicano attenzione anche all’uva fragola biologica, richiesto sia in Italia che all’estero. Per ora sono 6 gli ettari coltivati a biologico, destinati ad aumentare in futuro. Il prodotto convenzionale, invece, rimane al 90% in Italia mentre la restante parte viene esportata all’estero. 
“Anche se puntiamo molto sui clienti esteri, il nostro vero obiettivo rimane il mercato italiano – dice il coordinatore del consorzio – dove vediamo ancora molti spazi liberi. Serviamo principalmente le catene della Do e Gdo, le uniche in grado di assicurare continuità di ordini e maggiore reddittività, ma una parte del nostro raccolto finisce anche nei mercati all’ingrosso”.



Per valorizzare maggiormente l’uva fragola piemontese, la F.lli Castellino srl ha creato il marchio “Lady Froly”: “Siamo già al quarto anno di commercializzazione – commenta Imberti – e i clienti continuano ad aumentare”.

A breve il consorzio sarà presente anche online, con un sito dedicato in cui saranno illustrate attività e progetti per il futuro.

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