Dal campo
«Clementine, i prezzi dovrebbero aumentare del 30-40%»
Il produttore Antonio Pagliara analizza stagione e problematiche

Gli sbalzi climatici hanno influito solo in minima parte sullo sviluppo delle piante di clementine e questa si prospetta come una buona stagione. A sostenerlo è Antonio Pagliara dell’azienda Fratelli Pagliara di Palagiano (Taranto), specializzata nella produzione di clementine e agrumi.
“La stagione inizierà a fine mese ma per ora prevediamo buoni volumi e frutti di qualità – spiega Pagliara a IFN – il vero problema sono i rincari: spendiamo di più per ogni fase della produzione, che sia irrigare i campi, comprare fertilizzanti e fitofarmaci. C’è anche chi decide di risparmiare su questi passaggi ma si rischia di perdere la qualità dei frutti e noi non siamo disposti a farlo: finché abbiamo le risorse continuiamo a comprare fertilizzanti e tutto quello che serve per curare le nostre piante”.
E continua: “Non è solo questione di prodotti ed energia, anche la manodopera è soggetta a continui rincari e la filiera diventa un cane che si morde la coda. Il problema è che noi produciamo clementine, un prodotto deperibile e non possiamo ragionare a lungo termine come fanno altre aziende”.

Un problema aggiuntivo, secondo il produttore, sono le nuove varietà di clementine. “Le clementine sono piante sempreverdi e non si può smettere di nutrirle – commenta Pagliara – inoltre le nuove varietà sono molto esigenti in termini di acqua, energia, prodotti e cure: una situazione che per noi significa un continuo aumento dei costi. Sicuramente anche il cambiamento climatico sta influendo sulla gestione delle piante ma ad oggi sono sempre più affette da parassiti e afidi”.
Ma il cambio varietale non è un problema con cui il settore può permettersi di fare i conti a breve termine: “Oggi non possiamo far altro che stare fermi perché i costi sono troppo alti – dice Pagliara – non siamo di certo nelle condizioni giuste per sperimentare e innovare. A rendere produttivo un campo di clementine ci vogliono 2-3 anni e nelle condizioni in cui siamo oggi, le aziende non possono permetterselo. E’ però un discorso da riprendere in futuro ma solo se supportati dalle istituzioni politiche”.
Secondo il produttore, per ottenere una giusta remunerazione alla produzione, le clementine dovrebbero essere vendute con quotazioni superiori del 30-40% rispetto a quelle attuali. “Sarebbero prezzi che garantirebbero la sopravvivenza a noi produttori e, allo stesso tempo, rispetterebbero la capacità di acquisto dei consumatori”. L’azienda al momento si ritiene soddisfatta dalla sua collaborazione con i mercati all’ingrosso: “Questo canale è l’unico che ci consente un guadagno adeguato”.

Ma la problematica maggiore, secondo il produttore, è che il settore non sia considerato dalla politica: “I nostri politici non ci supportano e il settore si sta autodistruggendo, non possiamo andare avanti così – sottolinea Pagliara – se continueremo così, parecchie aziende andranno incontro alla chiusura”.
E conclude: “Dall’Emilia Romagna alla Sicilia l’agricoltura rappresenta la forza motrice numero uno dell’economia italiana, considerata anche tutta l’industria ausiliaria. Se solo il governo si schierasse dalla parte dei produttori, gli italiani potrebbero venirne fuori brillantemente. Si tratta di risolvere i problemi a partire da una corretta gestione del ciclo di manodopera: se non verrà fatto qualcosa, prima o poi il commercio si bloccherà”.
Secondo il produttore serve anche un’importante valorizzazione dei prodotti italiani: “Dobbiamo difendere il made in Italy a spada tratta, per evitare di essere sommersi dai prodotti spagnoli, greci e sudafricani”.
L’azienda terminerà a marzo la campagna delle clementine mentre a dicembre inizierà la stagione delle arance.
