Cipolla dorata, la siccità lascia a secco Italia ed Europa

Pasini (Patfrut): «Momento storico, a fine marzo termineremo le scorte»

Cipolla dorata, la siccità lascia a secco Italia ed Europa

Per le cipolle dorate il periodo è critico. Complice la carenza di risorse idriche e le alte temperature, non solo in Italia ma anche negli altri principiali paesi produttori, la produzione di cipolle è diminuita sensibilmente, portando gradualmente ad un innalzamento dei prezzi che si è fatto sentire soprattutto da gennaio, quando Austria e Francia hanno deciso di limitare l’esportazione per consumare internamente la scarsa produzione e l’Olanda è rimasto l’unico Paese a cui rivolgersi. Al momento è difficile vedere una luce in fondo al tunnel, anche perché gli operatori del settore prevedono un calo del 20% delle superfici investite per la cipolla invernale, che porterà la Penisola il prossimo anno ad approvvigionarsi ancor più di prodotto estero.

Questo il quadro che ci fornisce Davide Pasini, direttore della cooperativa emiliana Patfrut, che lo scorso anno ha coltivato 400 ettari di cipolle. “La problematica che stiamo vivendo, in particolare per la cipolla gialla, è storica e legata alle scarse quantità prodotte in tutta Europa. La Spagna ha infatti prodotto il 40% in meno rispetto all’anno scorso e Germania e Francia un 30% in meno”.

L’Italia non riesce a produrre il quantitativo necessario per il fabbisogno del Paese e per questo necessita di rivolgersi all’estero. Se solitamente, però, il prodotto italiano riusciva ad arrivare fino a maggio, ora il rischio è che a fine marzo le scorte saranno già finite. “Fino allo scorso anno, molte produzioni provenivano dalla Germania ma la produzione inferiore e i calibri piccoli hanno determinato un cambio di programma. Quel poco che c’è viene infatti canalizzato solo all’interno del Paese. Anche Austria e Francia hanno già terminato di esportare – continua Pasini - quindi non rimane che l’Olanda, ma l’offerta concentrata su di un unico Paese sta portando le quotazioni a livelli che non si erano mai visti prima: attorno a un euro al chilogrammo contro i 45/50 centesimi che si raggiungevano solitamente in questo periodo”.

Una leggera speranza per riequilibrare il mercato è riposta ora nell’Egitto, le cui cipolle dorate sono attese nei nostri porti tra un paio di settimane, ma probabilmente non in grandi quantitativi. La situazione potrebbe invece risollevarsi con il prodotto italiano. “Generalmente in questo periodo arrivava merce anche da Nuova Zelanda e Australia, ma a causa del maltempo buona parte del raccolto è andato perduto. Mentre Kazakistan e Uzbekistan hanno chiuso le esportazioni per mantenere prezzi stabili nei mercati interni. Un cambiamento probabilmente ci sarà da metà maggio, quando entrerà sul mercato il prodotto italiano seminato in autunno e, a seguire, le cipolle precoci del Nord Europa”.    
Attualmente Patfrut sta commercializzando le cipolle prodotte dai soci conferitori divisi tra Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, ma il decumulo è sempre più veloce. “A fine marzo presumo che avremo finito le scorte – sottolinea Pasini –. Se prima riuscivamo a coprire tutto l’anno, quest’anno ci troveremo di fronte ad un buco produttivo di un paio di mesi e quindi dovremo rivolgerci anche noi all’Olanda”.

Impossibile prevedere quindi con certezza per quanto tempo la situazione resterà così, ma è ipotizzato un calo degli investimenti nelle semine che si effettuano in questo periodo anche a causa dell’aumento dei costi di produzione. “Per la cipolla che si raccoglie a settembre e si semina in questo periodo è previsto un calo del 20-30% delle superfici, perché quando sono state fatte le programmazioni le quotazioni di concimi e antiparassitari erano particolarmente elevate, mentre ora stanno calando. Questo – conclude il manager – significa che l’Italia dovrà fare i conti ancora con meno prodotto, importando quantitativi maggiori di cipolla”.