Battagliola pensa in verticale

Intervista all'imprenditore: «Vi racconto cosa sarà Kilometro Verde»

Battagliola pensa in verticale

Giuseppe Battagliola non ha bisogno di presentazioni. Il fondatore de La Linea Verde è uno dei pionieri della IV Gamma in Italia - un innovatore ante litteram - e oggi guida una nuova iniziativa imprenditoriale: Kilometro Verde, una startup che vuole sviluppare il vertical farming per aprire a un nuovo scenario di mercato e di prodotto. Coltivare limitando gli input produttivi, rese e qualità maggiori impiegando però meno risorse: sostenibilità – non solo ambientale – e circolarità, per una filosofia del km zero moderna che possa permettere alla futura produzione di raggiungere obiettivi ben precisi all’insegna della distintività, della bontà, della sicurezza alimentare e di un rapporto qualità-prezzo consono. E proprio con l’imprenditore bresciano cerchiamo di capire come coltura idroponica e vertical farming possano portare nuove opportunità per l’ortofrutta.

Battagliola, com'è cambiata la IV Gamma dal 1991, quando fondò La Linea Verde, a oggi?
Risposta difficilissima, dipende da che punto di vista la si guarda, giacché tutto sommato è diventato il più grande mercato europeo, ma lei sa che non è così semplice. Nel ‘91 pochissime catene facevano la IV Gamma nella private label, mentre oggi sappiamo che il vero leader è proprio la marca del distributore. Sappiamo che in alcuni Paesi esiste quasi esclusivamente la private label e in altri la marca, ne consegue che non è tanto la quota di mercato ma il fatto di esercitare ognuno il proprio ruolo, ruolo che dovrebbe esprimere un posizionamento del prodotto nel lineare, comprensibile per il consumatore. Sicuramente abbiamo potuto osservare che è sempre stata data progressivamente più importanza al prezzo, mentre, leggendo i dati di mercato, si evince che i prodotti con alto valore aggiunto come ad esempio le insalate arricchite, crescano a due cifre, portando valore sia ai produttori che ai retailer.

Il mercato dei prodotti servizio è cresciuto tantissimo, ma in questi anni - quasi ciclicamente - ha avuto delle (pesanti) battute d'arresto. Perché? Lo definirebbe un mercato ormai maturo?
Le insalate pronte al consumo sono diventate a tutti gli effetti una commodity che il cliente acquista con naturalezza, ma penso esattamente il contrario per quanto riguarda lo sviluppo di altri vegetali a più alto valore aggiunto, tali da non essere più un contorno, ma un vero e proprio piatto pronto, le zuppe insegnano.

L'innovazione si fa verticale. A chi dice che lasciare la terra è un peccato cosa risponde?
Che ha ragione! Sono nato in una famiglia di agricoltori e non può immaginare quanto sia legato alla terra. A lei devo tutto, ma è proprio questa profonda riconoscenza che mi ha spinto a cercare soluzioni che rispettino la natura e che non ricorrano alla chimica o ai semi geneticamente modificati. L’uomo non sta rispettando la natura da molto tempo e credo che sia giunto il momento di utilizzare la scienza per tornare ai valori che proprio la terra ci ha insegnato. Parlo del rispetto delle piante e del suolo, insieme alla   necessità di soddisfare le esigenze di una popolazione sempre più attenta all’ambiente e alla sostenibilità. Un aspetto fondamentale è legato al fatto che il Vertical Farming annulla la stagionalità: se un tipo di insalata non viene messa nelle condizioni idonee a crescere, o non trova la sua stagione perfetta, non cresce. Infatti, quando si pensa a un nuovo prodotto, bisogna, in primo luogo, anticipare e accompagnare le nuove abitudini d’acquisto del consumatore. Mai come negli ultimi anni ho potuto osservare come siano cambiate portandosi verso una forte sensibilità della salubrità dello stesso e del rispetto e la salvaguardia per l’ambiente. Strada facendo, mi sono sempre più appassionato a questo progetto che parte dal seminare un seme non trattato, far crescere una piantina nel vivaio e poi portarla in una sala di coltivazione, dove tutto è teso a metterla nelle migliori condizioni. Nella lunga fase di sperimentazione abbiamo compreso sempre più le interconnessioni dei vari elementi, facendo emergere al meglio le qualità intrinseche della pianta. Inoltre, il bagaglio di nuove tecnologie a cui Kilometro Verde ha attinto e contribuito direttamente a sviluppare ha permesso di concentrare gli spazi di coltivazione, liberando importanti porzioni di suolo. 

Da imprenditore, quali sono le tre principali opportunità che ha visto nel Vertical Farming?
Per prima cosa ho potuto proseguire nella strada dell’innovazione con un progetto sfidante e concreto in cui ho avuto la possibilità di mettere a sistema la conoscenza che abbiamo del nostro mercato di riferimento, insieme a una continua attenzione alle esigenze dei consumatori che sono in costante mutamento.
La seconda, il modo in cui farlo non doveva essere un semplice dettaglio. Volevo fortemente che il progetto abbracciasse i valori dell’economia circolare, con una decisa attenzione alle tematiche della sostenibilità, partendo anche dalla scelta di aprire la nostra sede all’insegna del recupero urbano, passando per l’assenza di fitofarmaci, arrivando a un prodotto incontaminato.
La terza risposta sta alla base di tutte: non siamo noi ad avere inventato le Vertical Farms, ma abbiamo trovato il modo di renderle economicamente sostenibili, ponendo fin dall’inizio grande attenzione a tutto ciò che interferisce con le ottimizzazioni ed i costi di produzione. Pertanto, la sfida che pensiamo di aver vinto, è proprio quella di aver ottenuto un prodotto con un congruo rapporto qualità prezzo.

Il consumatore percepirà la differenza tra un'insalata di IV Gamma classica e una coltivata col Vertical Farming? Quali possono essere gli elementi di segmentazione della proposta?
Anche qui gli input prima, e la ricerca poi, hanno lavorato per ottenere una distintività di base, partendo dalle caratteristiche principali dell’insalata fino ad arrivare al packaging, che sarà riciclabile nella carta. Posso affermare che, lavorando a questo progetto, ci siamo resi conto che un tale prodotto può essere considerato una categoria a sé stante.

Mi vorrei soffermare sulla scelta varietale. Perché è necessario avere specifiche varietà per questo sistema di coltivazione? È possibile immaginare una nuova esperienza gustativa per gli ortaggi a foglia?
In Kilometro Verde abbiamo lavorato molto in questa direzione siglando una partnership con un'azienda sementiera di fama internazionale. Il percorso intrapreso, ci ha portato a decidere di non produrre né Baby-leaf né insalate adulte ma quella che potremmo definire una “Teen Salad”, che, già per sua natura, ha una consistenza diversa e nella Vertical Farm trova la sua massima espressione. Una nuova categoria che rappresenta una nuova esperienza in termini di gusto grazie a foglie più spesse e croccanti. Quando penso al rapporto qualità-prezzo ho in mente proprio queste caratteristiche superiori, che sono possibili grazie alla coltivazione in Vertical Farm dove abbiamo il pieno controllo di ogni singolo parametro. Le piante raggiungono il loro meglio rispettando le proprie caratteristiche organolettiche per un prodotto innovativo. Rappresenta davvero un’insalata che non c’era: più buona, più croccante, incontaminata e con una shelf life più lunga.

In un comparto che ha il grande problema della marginalità, di saturare le potenzialità produttive degli impianti, il sistema di Kilometro Verde permette una gestione diversa del ciclo produttivo e commerciale?
Totalmente, all’interno della nostra Vertical seminiamo, creiamo un vivaio, facciamo crescere la piantina e alla fine la tagliamo e la confezioniamo, l’intero ciclo avviene all’interno della Farm. Quando affermiamo che stiamo assistendo alla nascita di una nuova categoria, intendiamo che questa potrebbe far crescere l’intero mercato e non essere alternativa alla IV Gamma, pur verosimilmente posizionandosi all’interno dello stesso scaffale.

Si parla tanto di Smart City, di interconnessione negli ambienti urbani e ci sono urbanisti che stanno andando oltre anche a questi concetti. Ebbene, con uno sguardo rivolto al futuro, il Vertical Farming come si può coniugare nel tessuto urbano e come può cambiare la produzione e distribuzione di cibo?
In un futuro non troppo lontano, immagino le farm localizzate direttamente in prossimità dei luoghi di consumo, riducendo sensibilmente l’impiego di mezzi di trasporto per la distribuzione. Secondo la filosofia più profonda delle Vertical noi di Kilometro Verde pensiamo che il progetto debba sempre partire da un recupero: in qualche caso da aree urbane dismesse, cave, terreni inquinati... Le Vertical Farm creano valore dove non sembrava possibile ricavarlo, sono alimentate con energia rinnovabile o comunque sostenibile, senza dimenticare che respirano CO2 (per le piante) ed emettono ossigeno. In un futuro meno prossimo, partendo da questi punti, tra le Vertical ed altre entità produttive, abitative, commerciali, è facile coniugare una parola che a me piace molto: simbiosi.