Baricco: "Escludi i fatti, il resto è storytelling"

La clip su come comunicare la sostenibilità e non solo

Baricco: "Escludi i fatti, il resto è storytelling"

Alle volte le aspettative generate con una lectio magistralis affossano anche il miglior relatore ma, lunedì sera, Alessandro Baricco ha incantato il pubblico presente all’evento organizzato da APOT e Trentino Marketing per il lancio dei  bilanci di sostenibilità 2023 di APOT e Melinda, con un intervento che, come raramente accade, non solo è risultato incisivo e brillante ma ha tracciato anche una strada che il mondo ortofrutticolo dovrebbe seguire non solo per garantirsi un futuro sostenibile ma per recuperare quel gap di comunicazione che lo stacca da molti altri settori dell’agroalimentare stritolandolo sui costi anziché sul valore.
Il Convegno titolava provocatoriamente “dal Fare al Dire” (clicca qui per approfondire), per sottolineare l’abilità dell’agricoltura nel realizzare fatti ma la contemporanea difficoltà nel narrarli nel modo giusto. Proprio da qui è partito lo scrittore torinese, evidenziando che “se dalla realtà sfili i fatti, tutto quello che resta è storytelling, per dirla all’americana, o narrazione, se vogliamo usare l’Italiano”. “I fatti senza la narrazione non sono reali, come un referto di un esame senza la spiegazione di un medico; finché non ti decifrano il significato delle parole scritte sul foglio, quel referto non ha per te alcun valore perché non riesci a capirlo”. 
La realtà è bilanciamento fra fatti e narrazione, che può essere spostato sul primo o sul secondo elemento in varie proporzioni ma l’uno non può fare a meno dell’altro. Il problema, in molte situazioni, come quella di comunicare i processi di sostenibilità della aziende, è che spesso “si progettano prima i fatti e poi si pensa come comunicarli e questo difficilmente funziona perché quei fatti non sono costruiti per essere raccontati; occorre invece ragionare in termini narrativi, introducendo al tavolo della progettazione talenti narrativi che “evitino di costruire prodotti perfetti difficili da raccontare anziché prodotti imperfetti facili da capire”.
È un processo di sviluppo di una “cultura narrativa” che deve portare a vedere la sostenibilità come un “pezzetto del modo di stare al mondo”, con un approccio armonico, più mite, meno aggressivo, più meditativo, meno orientato al profitto e con maggior rispetto per il tempo, solo per citare alcuni aspetti dell’andino buen vivir”. Per fare questo dobbiamo dare più spazio ai giovani, ai “nativi” di questo nuovo modo di vivere dando loro mandato per plasmare i fatti così che possano essere narrati.
Se avete provato un brivido lungo la schiena leggendo queste brevi note, quello che ho provato io e molti dei presenti, siete a buon punto per ripensare il vostro approccio alla sostenibilità e, più in generale al futuro della vostra azienda e, anche, della vostra vita. APOT, al termine della serata, ha raccolto in questa breve clip la sintesi di Baricco di quanto ho indegnamente tentato di riportare. 

Se non avete provato emozioni, vi consiglio di rileggere tutto, perché in ogni caso vi apparirà chiaro perché le nostre confezioni sostenibili ci portano, quando va bene, il recupero dei costi ma i nostri processi, che garantisco un rispetto certificato dei diritti dei lavoratori, non arrivano nemmeno a questo. Sono fatti nati più per necessità che per ispirazione e, perciò poco adatti a essere narrati. Per non parlare poi della nostra attenzione all’ambiente e al paesaggio: forse adesso avete capito perché la viticoltura è specializzata mentre la frutticoltura è intensiva, o perché un vigneto è patrimonio dell’umanità e un frutteto, invece, un ecomostro. La risposta è ora semplice: il primo è progettato per essere narrato, il secondo solo per essere efficiente ed efficace. Non sono i fatti a differenziarli, sono entrambi una forzatura in parete di piante allevate con le stesse tecniche, è il ruolo della narrazione.