Albicocche: prezzi da boutique ma qualità scadente

Dopo le ciliegie, il nuovo test di IFN conferma incoerenza nel posizionamento

Albicocche: prezzi da boutique ma qualità scadente

Dopo le delusioni con le ciliegie (Clicca qui per leggere), abbiamo voluto ripetere l'esperienza acquistando albicocche in un punto vendita della GDO, ma anche questa volta non siamo stati fortunati. Anzi, l’esperienza è stata pure peggiore, a dimostrazione di come, ad inizio campagna, le cosiddette primizie possano riservare amare sorprese nel senso letterale del termine.
Nella fattispecie abbiamo acquistato una vaschetta di albicocche da 500 grammi della varietà Colorado, calibro 35/45 (forse era meglio scrivere 30-35 vista la pezzatura prevalente dei frutti) di origine spagnola. Il prezzo di vendita era di 2,58 euro/cestino pari a 5,16 euro/chilo, quindi non proprio a buon mercato.

A livello estetico, ad onor del vero, abbiamo visto anche di peggio. Infatti, a parte la pezzatura non certo esaltante, la maggior parte dei frutti presentano sulla buccia un buon sovracolore rosso, anche se non mancano le albicocche leggermente verdine. 
Il vero problema si manifesta, infatti, all’assaggio. Nei frutti peggiori appena si addenta l’albicocca l’acidità arriva le papille gustative, sensazione che, dopo qualche istante, è sostituita da un retrogusto amaro. La consistenza, poi, è spugnosa in quanto manca la succosità. Nei frutti più buoni (meno cattivi ad esser e più precisi) si sente in minor misura l’amarognolo, ma l’acidità rimane comunque eccessiva e persistente.

Il grado brix, misurato tramite rifrattometro digitale “certifica” questa criticità: i valori oscillano fra 8 e 11 e, sarebbe stato interessante misurare l’acidità tramite titolazione, perché è talmente intensa al palato da far stringere gli occhi.
Se poi si pensa al prezzo - oltre i 5 euro/chilo - l’arrabbiatura cresce e di certo chi ha fatto la nostra stessa esperienza lascerà passare un po' di tempo prima di acquistare nuovamente albicocche (per lo meno non nello stesso negozio). Quindi, dopo le ciliegie anche le albicocche falliscono miseramente la prova di acquisto e assaggio, per cui è proprio il caso di dire: errare è umano, perseverare è diabolico.