«Agroalimentare, aumenta l'infedeltà a marche e insegne»

Il professor Fornari: «Ma non si rinuncia alla qualità»

«Agroalimentare, aumenta l'infedeltà a marche e insegne»

Cambiano le certezze, si spezzano gli equilibri e i consumatori modificano i loro comportamenti quando si tratta di acquisti agroalimentari. Al convegno Befe di Nunhems che si è tenuto la scorsa settimana (clicca qui per leggere l’articolo) si sono analizzati anche i trend di consumo e il sentiment che regna nelle famiglie e nelle aziende agricole.
 

In particolare, il professor Edoardo Fornari, docente della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha mostrato la ricerca di Rem-Lab, il Centro di Ricerche su Retailing e Trade Marketing dell’università sulle abitudini di acquisto dei consumatori italiani.

“Oggi più che mai aumentano le spese obbligate aumentano l’incidenza nel budget. Di conseguenza aumentano i comportamenti più logici. Il 63% dei consumatori intervistati rientra infatti nella casistica dei consumatori razionali, ovvero non vogliono rinunciare alla qualità dei servizi e prodotti a cui sono abituati cercando il giusto rapporto qualità prezzo”. 

Citando la ricerca, i rimedi messi in atto sono: riduzione degli sprechi (64,8%), più acquisti di marche in promozione (49,6%), minori acquisti di prodotti non necessari per il 48,7% e maggiori acquisti di prodotti Mdd per il 36,6%.

“Soprattutto, in fatto di spesa alimentare – evidenzia il professore – aumenta l’infedeltà alle marche e alle insegne. Coloro che si definiscono monogami, quindi si rivolgono solo ad una insegna sono il 73,2% a settembre 2022, mentre nel 2019 era l’81,9% e nel 2015 l’80%. Di pari passo cresce quindi chi cambia catena. Nel 2015 era solo il 20%, nel 2019 il 18,1%, mentre nel 2022 il 26,8%”.

Un altro elemento che emerge chiaramente è che i consumatori si spostano dalla Gdo convenzionale al discount. “Questo effetto stupisce considerando che il discount è il canale distributivo che ha aumentato maggiormente i prezzi. Stanno però diventando le catene sempre più pesanti”.

Prendendo in considerazione i principali gruppi della grande distribuzione organizzata per quote percentuali di vendita, infatti, il primo discount è Eurospin e si trova al sesto posto, dietro a Conad, Selex, Coop Italia, Esselunga e Gruppo VèGè. A seguire la lista continua con Lidl, Carrefour Italia, Agorà, Md, Gruppo Pam, Aspiag, Finiper e Gruppo Rewe (Penny Market). 
 

Le incognite che caratterizzano l’attuale scenario macro-economico spaventano la filiera agroalimentare, tra costi energetici che non rallentano, inflazione alta e situazioni geopolitiche particolarmente delicate. Di conseguenza anche il sentiment delle famiglie valutato a settembre va di pari passo con il clima di sfiducia che si respira.

“Incertezza, preoccupazione, ansia e paura sono le parole che rappresentano meglio lo stato d’animo delle famiglie - ha concluso Fornari – così come delle aziende. Il food business community sentiment è quello di chi ha perso punti di riferimento, sta rimettendo in discussione i paradigmi del passato e si sente confuso. Per questo mi sento di dire che quello che è importante nel marketing è non fare salti nel buio. Non si può andare a sensazione, ma occorre basarsi sulle informazioni che vengono dal mercato, perché la strada è una sola: una maggiore concentrazione di produttori”.