«L'istruzione è centrale per l'agricoltura smart»

«L'istruzione è centrale per l'agricoltura smart»
L’Italia è una super potenza agricola e manifatturiera, ma ha un problema di produttività e di potenziale inespresso di crescita. Una debolezza legata anche a un forte ritardo sulla formazione digitale (solo il 46% della popolazione adulta ha competenze digitali di base), per questo, per cogliere le opportunità delle rivoluzioni in atto, è necessario identificare le giuste competenze su cui investire. 

È questo il principio che ha guidato la realizzazione dello studio “Verso un New Deal delle Competenze in ambito agricolo e industriale”, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Philip Morris Italia, presentato nell’ambito della seconda giornata del Forum di Cernobbio.
Tre sono le proposte chiave per una manifattura intelligente e un’agricoltura smart. In primis, occorre ridare centralità all’istruzione tecnico-scientifica, prevedendo per esempio meccanismi di coordinamento tra ITS e Università per combattere la dispersione scolastica e misure specifiche per stimolare la diffusione di competenze tecniche e digitali nella popolazione femminile.

Occorre poi incentivare la formazione continua, istituendo titoli di studio ad hoc, come master brevi o corsi di perfezionamento, per facilitare l’interscambio tra Università e mondo dell’impresa, e potenziando i meccanismi di incentivazione per la partecipazione a corsi di formazione non solo per le imprese, ma anche per i lavoratori.

Infine, serve definire obiettivi quantitativi concreti sulla formazione 4.0 tra cui la riduzione di almeno un terzo del gap con Germania nel dimensionamento degli ITS, arrivando a circa 200mila iscritti. In particolare: attraverso il potenziamento degli ITS agroalimentari, favorendo l’istituzione di almeno 1 ITS agricolo per Regione (oggi 7 Regioni scoperte) e potenziando il numero di iscritti complessivi. Altri obiettivi: l’aumento del numero di iscritti alle facoltà di ingegneria di 85.000 unità, in linea con i best performer europei, e la riduzione del divario territoriale e di genere delle competenze digitali del 50%.

“Le competenze sono un fattore strategico per la competitività e la produttività del Paese e delle aziende. Lavorarci richiede una collaborazione sempre più stretta tra tutti gli attori del territorio”, ha sottolineato Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato Philip Morris Italia.

 “E’ per contribuire a ridurre il gap che persiste tra il mondo della formazione e delle imprese che abbiamo realizzato il Philip Morris Institute for manufacturing competences, il nostro progetto per lo sviluppo delle competenze del futuro legate all’industria 4.0, aperto non soltanto alle nostre persone ma anche alla nostra filiera produttiva, ai territori in cui operiamo e al mondo della formazione accademica e tecnica”.

“Il capitale umano è oggi l’elemento chiave della competitività delle imprese e della crescita dell’economia”, ha spiegato il portavoce dell’iniziativa Claudio De Vincenti, presidente di Aeroporti di Roma. “E’ questo il fattore decisivo per tradurre gli stessi investimenti sul capitale fisico in innovazione e sviluppo reali. Sistema di istruzione, formazione continua e interazione pubblico-privato non sono solo socialmente meritori ma sono condizioni essenziali per la crescita”.

Fonte: Askanews