Scottature, danni in aumento su mele e pere

Con la professoressa Morandi (università di Bologna) focus sulla prevenzione

Scottature, danni in aumento su mele e pere
Il gran caldo che ha caratterizzato l’estate 2022 non ha avuto ripercussioni solo a livello idrico, ma ha anche provocato l’insorgere di fisiopatie alle quali i nostri produttori non sono abituati, come le scottature sull’epidermide dei frutti.

“Quest’anno l’incidenza dei danni da scottatura su mele e pere è stata sicuramente maggiore rispetto agli scorsi anni - spiega a IFN la professoressa dell’Università di Bologna Brunella Morandi - in alcuni casi, nei frutteti da noi monitorati, l’incidenza ha raggiunto anche punte del 40%, su impianti non coperti, un valore estremamente significativo se si pensa che normalmente non supera i pochi punti percentuali. Inoltre, il danno provocato dalla scottatura compromette irrimediabilmente la qualità del frutto in quanto si generano delle necrosi che possono favorire il successivo sviluppo di marciumi".



Il tema della scottatura è stato affrontato in un workshop dedicato, nell’ambito dell’International Horticultural Congress di Angers (Fr) che ha visto proprio la professoressa Morandi fra gli organizzatori. “Sicuramente in altre zone del mondo il problema è ben più grave e penso al Cile, all’Australia, allo stato di Washington, negli Usa ed in alcuni casi anche al Nord Europa, però siamo di fronte ad un trend che non deve essere sottovalutato e che deve essere studiato con cura per capire le contromisure. Attualmente negli areali del nord Italia, melo, pero e vite sono le specie più colpite. Nell’ambito del progetto Europeo "Sheet: Sunburn and HEat prediction in canopies for Evolving a warning Tech solution“ (2021-2024) stiamo concentrando i nostri studi nel capire come si distribuisce la temperatura all’interno della chioma: questa è infatti direttamente correlata con l’intensità di radiazione e di conseguenza sull'incidenza e sullo sviluppo del danno. Per ora è certo come i frutti si dimostrino particolarmente suscettibili all’esposizione improvvisa e quindi ad eventi quali potature verdi o defogliazioni”.



Alberi più vigorosi, con maggior crescita vegetativa sembrano difendersi meglio dalle scottature – sottolinea la professoressa – ma questo aspetto si contrappone alla necessità di avere produzioni efficienti e frutti colorati, come nel caso di diverse varietà di melo. Pertanto, si può pensare di aumentare la vigoria, ma fino ad un certo punto. Sicuramente si possono utilizzare diverse tecniche, anche integrandole fra di loro. Per esempio, l’irrigazione sovrachioma può essere un valido alleato per prevenire scottature se si ha una buona disponibilità idrica, anche se viste le attuali condizioni di scarsità risulta comunque uno strumento poco sostenibile. Allo stesso modo, anche l’applicazione di reti ombreggianti può dare ottimi risultati, soprattutto nel melo che tollera anche un 40% di ombreggiamento, mentre in colture come il pesco il discorso è più complicato. Non dimentichiamo, infine, l’utilizzo di materiali inerti come il caolino che possono proteggere efficacemente il frutto dalle scottature, anche se nelle nostre zone non sono molto utilizzati”.



Quel che è certo è che, negli anni a venire, il tema sarà sempre più importante e dovrà essere tenuto in seria considerazione dai frutticoltori: “Bisognerà progettare frutteti sempre più resilienti non solo agli stress termici, ma agli stress in generale - continua Morandi - Questo sarà possibile in primis rivedendo le densità d’impianto, con l’adozione di portinnesti più vigorosi e quindi con apparati radicali più profondi, cercando allo stesso tempo di mantenere l’efficienza produttiva attraverso un controllo della crescita vegetativa basato sull’adozione di forme con diversi assi di accrescimento, come nel caso del multiasse. Inoltre, il frutticoltore dovrà sfruttare sempre di più la sensoristica, che sta diventando sempre più precisa, in modo da intervenire tempestivamente ogni tal volta si verifica uno stress ambientale”.

Le foto sono state scattate da Alexandra Boini

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