Apofruit: la cima radicata supporta la manodopera

Apofruit: la cima radicata supporta la manodopera
Uno dei maggiori problemi degli ultimi anni, per i produttori di fragole, è quello della mancanza di manodopera. Apofruit, cooperativa leader nel settore ortofrutticolo con quasi3.000  soci  produttori  in  tutta  Italia  e  con  una capacità  commerciale  di  150.000  quintali  di fragole all’anno (produzione soci Apofruit più Coop Sole), reagisce puntando sull’innovazione in campo e affiancando sempre di più le piantine a cima radicata a quelle a radicenuda. I vantaggi sono diversi ed evidenti: la stagione di raccolta si anticipa di almeno due mesi e contestualmente si allunga. Inoltre il periodo più problematico (fine aprile e tutto il mese di maggio) è meglio gestibile a livello di risorse con il risultato che sia produttori che lavoratori ottengono benefici dal punto di vista della redditività e del numero di giornate lavorate. A  illustrare  nel dettaglio l’iniziativa è il direttore di Apofruit, Ernesto  Fornari,  che  spiega: “Con l’obiettivo di preservare la coltivazione delle fragole nel Metaponto, che si è ripresa negli ultimi dieci anni anche grazie alla nostra cooperativa, abbiamo intrapreso un’esperienza per molti versi pionieristica,  ma  che  sta  già  dimostrando  la  sua  validità  in  un  periodo  molto complesso  come questo”. 



Ancora Fornari aggiunge: “In questi giorni abbiamo chiuso le prenotazioni delle piantine di fragole per la campagna 2022/2023 dei nostri soci della Basilicata. Visti i problemi degli ultimi anni, legati alla  mancanza  di  manodopera, cui  si  aggiungono  quelli  più  recenti  dei  rincari  generalizzati  sulle materie  prime,  ci  aspettavamo  una  drastica  riduzione,  considerando  che  la  fragola  è  una  coltura annuale  piuttosto  costosa:  i  costi  medi  di  produzione  per  ettaro  si  aggirano  infatti  sui  65-70mila euro,  a  fronte  di  un ricavo  previsto  dai  90  ai  100mila  euro.  Invece–prosegue  Fornari –le prenotazioni hanno “tenuto”, mantenendosi solo poco al di sotto, circa il 10%in meno, rispetto alla norma. 
Andremo così verso la nuova stagione con la messa a dimora di 10,5 milioni di piantine
Il direttore di Apofruit spiega la novità sottolineando: “Avendo individuato che il problema maggiore per la coltura della fragola è ormai da qualche anno la mancanza di manodopera specialmente nel mese più caldo di questa coltura, ovvero maggio, quando i passaggi in serra devono anche essere più frequenti (da ogni 5 giorni si abbassano a ogni 2 –3 giorni) per la maturazione più rapida  dei frutti, abbiamo proposto ai nostri soci di orientarsi maggiormente verso l’acquisto di cultivar a cima radicata,  che  vanno  messe  a  dimora  a  partire  da  metà  settembre  e  cominciano  a  produrre  già  in dicembre,  continuando  anche  per  tutto  gennaio  e  febbraio. 




Si  tratta  in  particolare  di  varietà  già testate con successo nella scorsa campagna, e che per questa hanno raggiunto 1 milione di piante prenotate.  E  non  ci  fermiamo  qui:  per  il  2023/24,  abbiamo  già  previsto  la  fornitura  di  2  milioni  di piantine.  Nello  specifico,  si  tratta  per  il  70%  della  varietà  Marimbella,  sviluppata  da  Nova  Siri Genetics,  e  per  il  30%  di  Limvalnera,  entrambe  molto  precoci,  con  frutti  consistenti,  dalla  bella forma e dal colore rosso brillante. La cima radicata, appunto, ha il vantaggio di offrire al produttore 
Press release Per ulteriori informazioni:J essica Busoli -jessica.busoli@fruitecom.it–366 5725233 una piantina con un apparato radicale già sviluppato in vivaio, che quindi attecchisce molto prima rispetto alla pianta a radice nuda e comincia a produrre con mesi d’anticipo. Ciò permette quindi di allungare la finestra produttiva, cominciando già a dicembre anziché a fine febbraio, e di arrivare al mese  più  caldo  con  la  gestione  delle  sole  piantine  a  radice  nuda,  perché  quelle  a  cima  radicata avranno già ultimato il loro ciclo. In questo modo, è dunque possibile ottimizzare l’impiego della manodopera a propria disposizione”. Infine, c’è un altro importante aspetto che comprova l’importanza di un’integrazione tra piantine a cima radicata e a radice nuda. 



“Seppure non sia una pratica che raccomandiamo–conclude Fornari –c’è anche chi, visti gli alti costi di produzione, adotta negli ultimi anni la tecnica del ristoppio, ovvero non sostituisce pacciamatura e terreno sul quale aveva coltivato l’anno prima, ma dà solo una ripulita.  Ebbene,  le  piantine  a  cima  radicata,  proprio  per  le  loro  caratteristiche  e  il  loro  maggiore vigore   vegetativo,   si   adattano   molto   meglio   a   questa   tecnica,   garantendo   una   produzione decisamente maggiore rispetto ai risultati mediocri che si otterrebbero con piantine allevate in modo tradizionale”. La  carenza  di  manodopera  interessa  purtroppo  tutte  le  produzioni e gli areali  produttivi  e  la Cooperativa stamettendo in atto altre iniziative a 360° in grado di diminuire l’impatto sui soci come ad  esempio convenzioni  con  società  di  intermediazione,  innovazione  varietale  e  di  coltivazione, semplificazione e agevolazione raccolta.

Fonte: Ufficio stampa Apofruit