«Melone retato, una campagna segnata da minore produzione»

Agripalma: «Stagione conclusa tra alti e bassi, meglio il gialletto»

«Melone retato, una campagna segnata da minore produzione»
Tra alti e bassi, tradotti in buon assorbimento del mercato e grande richiesta dall’estero ma produzione ridotta, a Palma di Montechiaro (Agrigento) è appena terminata la raccolta del melone retato nelle varietà di Rais, Rubino e Red Falcon. 

Ce ne parla Santoro Castronovo, responsabile logistico e amministrativo della cooperativa Agripalma, che considerando la produzione dei soci gestisce 120 ettari di meloni. “Rispetto all’anno scorso abbiamo avuto in media una resa inferiore del 30%. Le motivazioni possono essere molteplici. Dalla pioggia che è mancata, al troppo caldo e ai bruschi sbalzi termici. In più, non sappiamo identificare con precisione cosa abbia influito, ma la maturazione è avvenuta in ritardo”.



“Di norma – prosegue Castronovo – la raccolta avviene nella prima decade di aprile, ma quest’anno si è spostata a dopo il 20. Il ritardo di un paio di settimane ha fatto sì che ci trovassimo con un buco iniziale e nell’ultima settimana di maggio in sovrapproduzione”. Se prima la richiesta di melone superava ampiamente l’offerta, giustificando le quotazioni alte, successivamente tutte le produzioni si sono accavallate, sia quelle dei trapianti di gennaio, che quelle di febbraio, scontrandosi con la produzione nordica del melone mantovano. 

La resa inferiore però non ha comportato problemi alla qualità del prodotto, ma anzi, ha favorito una pezzatura maggiore. “Addirittura, nelle produzioni in cui c’è stato un 50% in meno di produzione, il melone è arrivato a pesare quasi 2 kg, una pezzatura piuttosto ingombrante”. 



“Solitamente siamo molto focalizzati sulla Gdo nazionale e poco sulla distribuzione ai mercati, ma quest’anno – continua Santoro Castronovo – alla nostra cooperativa sono arrivate molte più richieste dall’estero, in particolare Germania e Francia”.

Per combattere gli sprechi Agripalma adotta una politica di packaging molto chiara e in certi termini contro corrente. “L’imballaggio non è molto utile per la vita del melone se consideriamo che è un frutto in buccia e che questa per il consumo non va lavata, ma tolta. Per questo abbiamo deciso di ridurre il confezionamento del prodotto al minimo, ben sapendo che ha valore principalmente come elemento di distinzione. Per questo abbiamo eliminato il nastrino e il bollino, riducendolo all’essenziale: il fazzoletto di velina sotto al frutto e la cera lacca nel picciolo per i mercati”.



Anche la campagna del gialletto è già terminata nell’area compresa tra Palma di Montechiaro e Licata, mentre continua nelle zone dei soci che producono in pieno campo nelle zone di Marsala e del palermitano.  
“La produzione è stata inferiore del 10% rispetto agli altri anni, ma è una percentuale irrisoria rispetto alla riduzione subita dal retato. La campagna è stata ottima anche da un punto di vista dei prezzi, che sono calati solo da qualche settimana”. 

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