«Non ho operai, le ciliegie restano sugli alberi»

Dall'Emilia una storia che fa riflettere, un problema purtroppo comune nel settore

«Non ho operai, le ciliegie restano sugli alberi»
E' una storia. Un esempio. Un caso purtroppo comune a tanti altri in un mondo del lavoro che ha perso i suoi riferimenti. Le ciliegie ci sono, ma restano sull'albero: manca il personale per la raccolta. Inevitabili i danni, in primis per l'azienda agricola protagonista di questa vicenda, ma le ripercussioni non mancano per l'intera filiera.

Racconta il produttore Andrea Cavani, con un'azienda frutticola a Bazzano, nel Bolognese: “La mia azienda agricola è stata costretta a buttare oltre 15 quintali di ciliegie. Il calendario di raccolta non fa sconti: i frutti sono da staccare quando giungono a maturazione e purtroppo non ho trovato le risorse necessarie per completare le operazioni nei tempi che detta la natura. Per cercare di limitare i danni e di evitare ulteriori sprechi ho fatto il possibile, tutti i membri della mia famiglia si sono prodigati nella raccolta, compreso mio padre che, a 80 anni, si è rimboccato le maniche e ha cercato di aiutarmi. Da una parte mi ha colpito la sua dedizione e lo spirito di sacrificio, raccogliere le ciliegie con oltre 30° gradi di temperatura non è certo un gioco da ragazzi - rimarca l’imprenditore agricolo bolognese - dall’altra ho invece capito che siamo vicini a un punto di non ritorno per quanto riguarda il reperimento della manodopera. Fino a 2 anni fa il problema era esiguo, mentre adesso rischia di mettere in seria difficoltà qualsiasi azienda agricola. Se non raccogli non vendi e non hai marginalità per l’impresa, l’equazione è purtroppo molto semplice”.



La carenza di manodopera è un tema che abbiamo trattato a più riprese su Italiafruit News, un tema che riguarda le piccole aziende agricole e le grandi cooperative. Dalle lungaggini burocratiche collegate al Decreto Flussi alla coda lunga della pandemia, fino al reddito di cittadinanza. Sono tanti i fattori che non rendono più appetivile il lavoro in agricoltura.

“Il nostro obiettivo è quello di cercare di arginare il più velocemente possibile questa situazione, che sta arrecando danni non solo a tutta la nostra filiera produttiva ma anche agli stessi consumatori - interviene Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna, associazione a cui il produttore Cavani è associato - Quando il prodotto immesso sul mercato è infatti minore rispetto alle aspettative, il suo costo aumenta e questo pesa sulle tasche dei cittadini già gravati da numerosi aumenti. Non riuscire a raccogliere la frutta perché non si hanno persone a sufficienza rende ancora più frustrante l’intera situazione”.



“In tutto il mondo è pensiero comune che in futuro si assisterà ad una meccanizzazione della raccolta dei prodotti, ma bisogna ragionare anche sul presente. Oltre a sviluppare campagne rivolte ai giovani, che possono essere interessati nell’alternanza tra lo studio e il lavoro per il periodo estivo, vogliamo operare in sinergia con le Istituzioni - puntualizza Garagnani - per sensibilizzare coloro che utilizzano la NASPI o il reddito di cittadinanza e spiegare che, con il lavoro stagionale, a certe condizioni, questi ammortizzatori sociali non cessano di funzionare ma vengono semplicemente messi in pausa, prima di ritornare attivi quando termina il rapporto di collaborazione. In molti non conoscono queste procedure e rinunciano così alle proposte di lavoro che arrivano dalle nostre aziende agricole".

E per l'imprenditore agricolo bolognese c'è un'altra campagna alle porte. “Ci apprestiamo ad iniziare la campagna delle pere, stimiamo un raccolto di circa 4000 quintali e da settimane sto cercando le ultime figure che completeranno lo staff di raccolta - conclude Cavani - Spero di non essere di nuovo costretto a buttare il mio prodotto. Non voglio e non posso permettermelo, considerando anche i costi di produzione di cui mi sono già fatto carico”.

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