Pere, prime stime al ribasso per l'Europa

Macchi (Cso): «In Italia meglio del 2021, ma niente eccessi»

Pere, prime stime al ribasso per l'Europa
Un raccolto limitato, ma migliore rispetto al 2021. La prima stima produttiva per quanto riguarda il settore pericolo europeo dà un piccolo barlume di speranza ai produttori dopo le prime indicazioni presentate al Congresso Interpera lo scorso 29 giugno a Rotterdam.

Come riporta la testata francese Reussir, il raccolto dovrebbe registrare un livello più alto rispetto all’anno precedente, che si rivelò particolarmente basso in Italia (solo 202mila tonnellate) e Francia, ma rimanere comunque al di sotto del proprio potenziale.

Presentate da Manuel Simon, amministratore delegato di Afrucat, queste prime previsioni tengono conto dei dati di Spagna, per cui è prevista una diminuzione del 17%, Portogallo (-27%), Belgio (-5%), Francia (+145%) Italia e Paesi Bassi le cui stime saranno presentate a Prognosfruit i primi di agosto. 



Stando ai calcoli odierni, in casa nostra il trend delle superfici in calo dovrebbe continuare, fatta eccezione forse per le varietà Williams, Santa Maria, Max Red Bartlett e Carmen, che hanno superfici stabili. Per cui anche se si spera in una produzione superiore, la riduzione di superfici implica comunque che sarà impensabile raggiungere le potenzialità di qualche anno fa. 

“Ancora è presto per avere un’idea chiara della produzione 2022 – spiega a IFN Elisa Macchi, direttrice del Cso Italy -. Partendo dall’Italia la produzione attesa sarà sicuramente superiore a quella del 2021, ma in base alle indicazioni non sarà affatto eccedentaria e potrebbe collocarsi sotto i livelli normali a causa di un andamento climatico primaverile non sempre favorevole. La situazione produttiva appare oggi anche molto disomogenea tra zona e zona, le diverse varietà e tipologie di impianto".

"Proseguiamo con Olanda e Belgio, nostri principali concorrenti sul piano commerciale che si concentrano sulla pera Conference. Nel primo Paese la situazione produttiva non sembra presentare particolari problematiche e il livello dell’offerta potrebbe posizionarsi su valori normali. In Belgio invece, la fioritura non è stata ottimale per cui la produzione potrebbe scendere rispetto allo scorso anno. Difficile in questa fase dire se potranno creare pressioni sul mercato. Dall’altro lato la Spagna è stata colpita dal gelo e qualche problema produttivo si evidenzierà. Infine, in Portogallo la produzione attesa dovrebbe posizionarsi su livelli più bassi rispetto al 2021, caratterizzato da ottimi raccolti. Mentre sembra buona la produzione francese che lo scorso anno aveva subito ingenti danni da gelo”. 



Nel frattempo, dopo tre anni di produzione compromessa nel panorama italiano tra cimice asiatica, maculatura bruna e gelate, il nostro Paese ha perso posizioni e i cambiamenti climatici presuppongono sia necessario individuare soluzioni di lungo periodo. “Sulle problematiche di tipo fitosanitario – continua Macchi - ci si sta lavorando per cercare di trovare soluzioni che molto probabilmente, partendo da alcuni punti fermi, si esplicheranno in un insieme sinergico di interventi per la maculatura bruna. Potenzialmente il primato europeo delle pere è ancora italiano e speriamo che gli sforzi che si stanno compiendo possano confermarlo anche nei prossimi anni”. 

Sull’Abate si regge l’economia ortofrutticola di diverse zone, ma le superfici a lei dedicate sono in calo. “La riduzione è dovuta ad una conseguenza dell’andamento commerciale – spiega Macchi – figlio dei problemi produttivi. Il reddito dei produttori si è molto affinato e la risposta non poteva che essere questa”.

Focalizzandoci sugli altri principali Paesi produttori, “in Francia troveremo un livello di raccolto più o meno soddisfacente, per superfici in leggero aumento fino al 3% - dichiara Vincent Guérin, responsabile degli affari economici dell’Anpp -. La fioritura è stata normale o addirittura abbondante a seconda delle varietà e le gelate di inizio aprile non hanno avuto un grande impatto”. 

Situazione incerta per il Belgio, dove a metà giugno le stime contavano su un -5% in volume, ovvero una raccolta quasi normale. “È un miracolo che ci siamo ripresi dopo le gelate di aprile. Dimostra che la Conference è davvero una varietà resiliente”, ha dichiarato Luca Vanoirbeek, segretario generale di Vbt, che prevede l’inizio della campagna attorno al 20 agosto. 



La Spagna invece, che produce circa 300mila tonnellate, è stata colpita da gravissimi episodi di gelo in Aragona e Catalogna, colpendo non solo drupacee ma anche pere e mele. “Ho grandi speranze – dichiara Joan Serentill, presidente della sezione pere e mele di Fepex - che il clima di questo mese di luglio possa aumentare leggermente la qualità e le dimensioni per compensare il -17% previsto per il raccolto”. 

Punta a un raccolto inferiore il Portogallo. Dopo il record di Rocha di 216mila tonnellate nel 2021, per quest’anno si prevedono 185mila tonnellate. 

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