«Lavoro femminile, al sud condizioni inaccettabili»

ActionAid denuncia lo sfruttamento delle donne straniere. Dal 2016 il progetto per sostenerle

«Lavoro femminile, al sud condizioni inaccettabili»
Sono le più richieste per garantire maggiore cura nella fase di raccolta e lavorazione della frutta più delicata, ma sono le stesse a subire molestie sessuali, ricatti, salari da fame. È la condizione vissuta dalle donne che lavorano nell’ortofrutta in una vasta zona del Sud Italia, tra le province di Matera, Taranto e Cosenza. La denuncia arriva da ActionAid, l'associazione indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà, i dati sono quelli diffusi dalla Cgil. 

Le lavoratrici dipendenti impiegate in agricoltura, silvicoltura e pesca sono 125 mila, di cui 31 mila straniere, soprattutto rumene e bulgare. Tuttavia le stime sulla forza lavoro irregolare – riporta il Corriere della Sera - ipotizzano che il numero di lavoratrici sfruttate oscilli tra le 51 e le 57mila unità, fenomeno scarsamente intercettato dalle istituzioni, dai sindacati e dalle organizzazioni della società civile.



A peggiorare la vita delle donne sono anche le disuguaglianze strutturali di genere, come la disparità salariale tra donne e uomini. Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40. Inoltre, la pratica dei datori di lavoro sleali di dichiarare in busta paga un numero inferiore di giornate rispetto a quelle lavorate impedisce alle donne non solo di accedere all’indennità di infortunio, malattia e disoccupazione agricola, ma anche a quella di maternità. 

Non è facile fare un conto delle tipologie di contratti. Quello preminente al 2020 era a tempo determinato (stagionale) per il 90% degli uomini e il 97% delle donne, ma i dati riguardano solo l’occupazione regolare registrata dall’Inps, mentre la quantità di lavoratori impiegati irregolarmente, soprattutto di origine straniera, può essere solo stimata. Secondo la Flai-Cgil sarebbero almeno 180 mila le lavoratrici e i lavoratori che ancora oggi sfuggono alle statistiche.

“Guadagno trentotto euro al giorno. Chi riesce lavora senza interruzioni, dal lunedì alla domenica. Gli uomini ricevono due euro in più all’ora perché hanno compiti più pesanti. Stamattina mi sono alzata presto, cominciamo alle sei: prepariamo il terreno per piantare le fragole, lo concimiamo. Devo stare sempre piegata e adesso che sono incinta è faticoso. Mi sento sfiancata, però sono obbligata ad andarci, ho bisogno di soldi”. Così Catalina, lavoratrice rumena in Basilicata. 

È una delle 119 donne impiegate in agricoltura di origine rumena e bulgara intervistate e incontrate per il rapporto “CAMBIA TERRA. Dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura” realizzato nell’ambito del programma che dal 2016 si occupa di indagare e intervenire sulle condizioni di vita e di lavoro delle donne in agricoltura in Puglia, Basilicata e Calabria per tutelare i loro diritti.  



Il modello agricolo attuale non è sostenibile, né per le lavoratrici a rischio o in condizioni di sfruttamento, né per le tante imprese che rispettano le regole nonostante le molte difficoltà che il mercato e la concorrenza sleale impone loro - dichiara Grazia Moschetti, responsabile dei progetti Cambia Terra nell'Arco Ionico -. Abbiamo bisogno di cambiare prospettiva, mettendo al centro i bisogni delle lavoratrici agricole come cittadine e come persone che ad oggi sono escluse dai più basilari servizi di welfare e più in generale dai processi democratici delle comunità di appartenenza. Servono spazi pubblici di confronto dedicati alle donne, costruiti da loro e supportati da tutte le parti in causa, dalle imprese alle associazioni".

E continua: "Solo con il contributo di tutti - come sta accadendo nell'Arco ionico - possiamo coltivare relazioni positive dentro e fuori i luoghi di lavoro. Le operaie agricole non possono più essere escluse o lasciate ai margini degli interventi delle istituzioni, ad oggi attuati senza una chiara prospettiva di genere. Continuare a farlo significa non mettere fine deliberatamente alle violazioni dei diritti e alle violenze che subiscono".

Copyright 2022 IFN Italiafruit News